Appena dopo la strage, si erano accese le urla forcaiole dei bravi padani: sembrava che il colpevole fosse il marito (nordafricano) della vittima, e quindi via libera al'odio incontenibile verso gli invasori.
Oggi, ahinoi, si scopre che quell'orrore non è straniero, ma è figlio legittimo di questa piccola, rancorosa Italia da pianerottolo.
Di quei silenzi, di quella "semplicità" che è semplicemente ignoranza e paura, di quelle solitudini, di quei soldi sospirati e usati come metro della vita, di quelle televisioni accese, di quei luoghi tristi fatti di cemento fabbriche e supermarket.
In quelle case, in quei luoghi, altri piccoli uomini e piccole donne ammirano in silenzio il coraggio di chi ce l'ha fatta, di chi ha finalmente tagliato la gola e spaccato il cranio al mondo che lo impauriva.
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