martedì, aprile 05, 2016

Amleto a Gerusalemme

Questi ragazzi, italiani e palestinesi, sono molto espressivi e hanno voci bellissime.
Marco Paolini rinuncia al ruolo di mattatore. Fa uno, due, tre passi indietro e diventa mentore e maestro.

Ci si emoziona, si viene colpiti a fondo.

Gerusalemme. Una città rifatta mille volte. Dove giapponesi, senegalesi e veronesi recitano la Via Crucis, ognuno a modo suo.
Con il miglior caffè, il miglior ristorante del mondo. E quella vecchina che vendeva i dolci per strada.
Così diceva tua madre, che obbligò la famiglia a tornare a Gerusalemme dagli USA, per paura che l'Occidente corrompesse i suoi figli e suo marito e li portasse alla rovina.
Ma tu non le trovi e non le vedi, queste cose: nemmeno con la droga migliore, comprata alla Porta di Damasco. Niente vecchine, solo megere israeliane che ti urlano addosso.

L'amore dei nostri vecchi è ingannevole.

La dolcezza, il furore. La magia.
Gli 800 km di muro che, per arrivare a vedere il mare, ti costringono a passare per le fogne (pagando).

Il muro, il bianco muro, l'insormontabile muro.

Loro - i ragazzi palestinesi - hanno partecipato a un seminario di teatro a Gerusalemme, con Paolini e Vacis,
Recitando l'Amleto in arabo, e scoprendo che si potrebbe tranquillamente ambientare nella Gerusalemme di oggi. Dove ognuno pensa di avere una verità propria e assoluta, ed altrettanti chiedono soltanto di essere lasciati andare, verso una vita colma di noiosissima normalità.

Loro sono venuti fino a qui, per raccontarci quella storia. Vale la pena di ascoltarli.


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