giovedì, agosto 21, 2014

Caro semaforo...hai i decenni contati!

Sapete chi ha compiuto cento anni in questi giorni?
Il semaforo. Sì, quell'oggetto che amiamo ed odiamo a seconda del colore di cui si accende...
Il primo esemplare, infatti,  è stato installato a Cleveland il 5 agosto 1914. 
E può darsi che gli restino, ormai, pochi decenni di vita.

Le automobili del futuro, che ci sono già nel presente, saranno in grado di scambiarsi informazioni e decidere autonomamente come comportarsi, rispetto alla situazione del traffico.
(Per ragioni di sicurezza, avranno un protocollo di comunicazione proprio: se non parte un sms non è un guaio, ma se l'auto di cui attraverseremo la rotta al prossimo incrocio non lo sapesse...brrr!!) 
E nel network della mobilità saranno riconosciuti anche pedoni, ciclisti, bambini, perchè ognuno di noi avrà di certo indosso un dispositivo (uno smartphone, che non è assolutamente detto esista anche solo tra dieci anni, o un orologio, o un paio di occhiali, o un orecchino o un bracciale o un anello...) connesso e in grado di fornire la nostra posizione. 
Quindi saremo, noi ed i veicoli, oggetti mobili ma connessi di cui sarà possibile prevedere itinerari (Google lo sa già benissimo oggi, che ogni mattina alle 8 dei giorni feriali faccio quel percorso:-) e posizione esatta e puntuale.
Se guideremo ancora noi (e mica è detto che sarà indispensabile: magari lo faremo solo per puro diletto) avremo sensori e immagini HD e allarmi sonori, e un'auto intelligente e reattiva, che ci permetteranno di avere la situazione sotto controllo...nulla di molto di più di quanto abbiamo già ora, ma molto più sicuro ed efficiente.

E allora tra venti, trenta, cinquanta anni, guarderemo i semafori come oggi guardiamo le cabine telefoniche per strada (ammesso che le notiamo ancora, visto che sono ormai fuori dal nostro orizzonte delle cose utili: eppure, a Torino ce ne sono ancora 200 attive, di cui i tre quarti funzionano anche con le monete. Non l'avreste detto, eh? Beh, la Telecom ne dismette una trentina all'anno. In meno di dieci anni, puff. Addio.)

Andremo in quel paesino a fotografare l'ultimo semaforo appeso e dondolante al centro dell'incrocio tra le due vie principali.
Nasceranno, in tutto il paese, comitati di difesa del semaforo, che sapranno argomentare con dovizia il motivo per cui mantenere questo oggetto che ci ha accompagnato per un secolo e un pezzo,  e che sembrava eterno. 
Siiii, lo so:ci sarà sempre qualcuno con la Panda del 1996, euro zero ma perfettamente funzionante perchè "il nonno la teneva sempre in garage come un gioiellino".
Così come ci sarà sempre qualcuno che legittimamente si rifiuta di avvicinarsi ad oggetti sconosciuti come lo smartphone, ed esige che ci sia sempre e per tutto uno sportello con una persona dietro che gli porga delle carte da firmare e dei contanti da contare.

"Non vorrai mica obbligare tutti a comprare l'automobile nuova?", mi obietterete. 
Io,  veramente, spero che nel 2060 NESSUNO si compri più un'auto propria, e che il car sharing - con un numero di auto adeguato alla richiesta e sempre nuove - possa sopperire alle necessità del trasporto individuale, in aggiunta ad un trasporto pubblico ripensato sulla base delle nuove tecnologie.
(Anche qui, sogno che per ogni linea si sappia già con sufficiente anticipo - grazie alle prenotazioni via dispositivo - quanti passeggeri ci siano alla partenza e lungo il percorso, e si possano utilizzare mezzi diversi a seconda delle necessità, senza far partire sempre lo stesso pullman da 54 posti, con la gente in piedi nel periodo scolastico e un passeggero nel mese di agosto: e questo si potrebbe fare molto prima che tra cinquant'anni!). 

Ma torniamo al semaforo, anno 2060.
Qualcuno lo comprerà e se lo metterà in giardino, facendolo funzionare per un po' di tempo con la sequenza verde-giallo-rosso, per stupire gli amici durante le grigliate (poi, dopo qualche anno, finirà in soffitta o in fondo al fienile, e i nipoti lo venderanno ad un antiquario).
E i figli che nasceranno attorno al 2050 lo ricorderanno come una cosa strana di quando erano bambini...

Oh, io non ho il benchè minimo dubbio che queste cose accadranno, anche se  probabilmente non le vedrò perchè sarò già morto.
(E, oltre all'età già avanzata, c'è anche il pericolo di trovarsi, in questa contingenza storica, nel paese sbagliato rispetto all'innovazione che verrà:-)))
Il post è stato stimolato da questo articolo (e da altri sui temi della self-driving car e delle smart cities).


4 commenti:

dario ha detto...

Mh.
Io ho l'impressione che 'ste innovazioni tecnologiche (quelle sul traffico e le automobili, almeno) siano cose buone (come il carsharing da te citato). Ma siano anche disegnate su un modello cittadino.
Nel paesino (una frazione di un comune di circa 1500 abitanti) dove sto io siamo in circa 100 abitanti, dei quali circa 80 sono vecchietti.
Il carsharing non puo' funzionare, almeno nel raggio degli ultimi 10 km. L'autobus passa, ma solo due volte al giorno (naturalmente in orari inconciliabili con i miei orari di lavoro). Quando passa ci saranno si e no 10 persone che lo prendono (naturalmente non e' un autobus normal size da 50 posti, e' solo un pullmino tipo gli shuttle degli hotel americani).
Spesso capita che ci sia qualcuno che fa l'autostop (versione 1.0 del car sharing?). In questi casi ci si ferma sempre a raccattarlo (mentre in genere gli autostoppisti li snobbo),

Il semaforo? :-) Be', da noi il problema non si pone, essendoci una sola strada senza incroci. Secondo alcuni (me compreso) bisognerebbe installarne uno. Ma di tipo diverso: per regolare il traffico non in un incrocio, ma in una strettoia dove ci vorrebbe un senso unico alternato. In questo caso la tecnologia ci potrebbe aiutare? Boh.

luposelvatico ha detto...

Sai, penso che anche il superamento del digital divide tra zone urbane e rurali sia soltanto questione di volontà politica. Ho abbandonato da due mesi il paesello dove non avevo l'ADSL e la connessione ad internet era di fortuna con una SIM, ed ora in città uso quotidianamente un certo numero di app per sapere se ci sono bici disponibili al parcheggio del bike sharing o a che ora devo prendere esattamente l'autobus per arrivare in stazione quando mi serve. Ma mia figlia, che è stata lo scorso autunno in Vietnam, trovava il wifi gratuito in qualsiasi paesello sperduto e in qualsiasi alberghetto, e aveva più banda di me che stavo nella civile provincia padana.

Comunque parlo di un futuro molto lontano...molto vicine sono invece auto più intelligenti che possono aiutarci a correre meno rischi quando ci muoviamo...

dario ha detto...

Gia'. Anche il digital divide e' una bella questione. Da noi e' arrivato finalmente l'adsl da un paio d'anni. La tua soluzione "di fortuna" pero' non andava bene, per noi, visto che non e' ancora arrivata la rete GSM.

No, parlavo anch'io di tutte quelle cosine che mettono sulle auto per renderle piu' intelligenti. Mi pare che sono tutte mirate al miglioramento della guida in citta', sia dal punto di vista della sicurezza, sia da quello della comodita', sia da quello ecologico. In mezza montagna dove sono io non hanno alcun senso.
Certo, e' proprio in citta' che si soffrono di piu' gli inconvenienti da questi punti di vista.

dario ha detto...

Ecco qui.