Indonesia, 1965: un colpo di stato effettuato da Suharto rovescia il governo legittimo.
I "comunisti" (nome con cui vengono designati non solo i militanti del Partito Comunista Indonesiano, ma chiunque sia "diverso", poco zelante nella pratica religiosa o libero nei costumi sessuali) vengono presi di mira, incarcerati, torturati, massacrati: non solo dall'esercito, ma dai bravi indonesiani, la "brava gente" che va in chiesa ed in moschea, con la protezione del governo ed il plauso degli Stati Uniti.
In un solo anno, le vittime saranno UN MILIONE.
Gli assassini sono tutti impuniti, e i più importanti sono ancora tutti al potere.
Chi parla di quegli eventi, ancora oggi, rischia di essere ammazzato (è il motivo per cui, nel titolo di coda, buona parte dei collaboratori, dei produttori e dei tecnici sono designati come "anonimo").
Nel film, il protagonista (nato nel 1968) incontra ed intervista gli assassini del fratello Ramli che non ha mai conosciuto (è stato ucciso nel 1965).
Questi vecchietti, dall'aspetto normale e dimesso, raccontano divertiti quell'allegra stagione in cui massacrare il prossimo senza esser puniti ha ravvivato esistenze altrimenti insignificanti.
E che risate nel ricordare i ventri squarciati, i peni tagliati col coltello ed i seni col machete.
Orgogliosi di quell'epoca eroica, su cui hanno addirittura scritto libri con le illustrazioni realistiche fatte da sè medesimi.
La banalità e l'orrore del male, nelle interviste a questi repellenti uomini comuni, raggiungono vertici spaventosi.
Guardatelo. E' la storia dell'uomo: sempre uguale, nel Reich e in Uganda, in Ruanda e in Cina, in URSS e nelle "guerre democratiche" americane.
Garantitegli l'impunità, e probabilmente vi taglierà la gola solo per farsi due risate.
UPDATE.
In una intervista rilasciata in questi giorni a Venezia, il registra Joshua Oppenheimer ha dichiarato che, nel 1965, non solo le potenze europee e gli Stati Uniti sapevano e approvavano quel che accadeva in Indonesia, ma inviavano armi e liste di persone da uccidere.
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