lunedì, gennaio 06, 2014

2013: cronaca di un anno da lettore.

Quando arriva la fine dell'anno, riscopro la bellezza di anobii (sito ormai invecchiato male e un po' acciaccato, forse, ma a cui sono affezionato come a un vecchio zio).
Nonostante la mia pigrizia, riesco in qualche modo a tracciare quello che leggo, e visto che mi impongo di recensire tutto quello che mi ha colpito, alla fine mi resta qualcosa che assomiglia ad una memoria storica (e ben sapete quanto sia importante, alla mia età:-))
Nel 2013, oggettivamente, ho battuto un po' la fiacca, e ho letto la metà rispetto all'anno precedente.

Qui la tabellina relativa agli ultimi 4 anni:
Anno Libri letti Pagine lette
2013 081 21.685
2012 156 38.165
2011 128 35.255
2010 115 30.913

Le cause? Beh, in realtà sono gli anni precedenti che mostrano una impressionante bulimia di parole... 81 libri letti in un anno fanno più o meno un libro ogni 5 giorni, con più di 50 pagine al giorno di media...corrispondono, secondo le statistiche, ad un bel numero di italiani medi messi insieme!:-)

Ma lasciamo gli aridi numeri e veniamo ai contenuti.

Tra i libri più impegnativi dell'anno, sono contento di essere riuscito a leggere finalmente "Le benevole" di Jonathan Littel e "Vita e destino" di Vasilij Grossman: entrambi libri duri e difficili,  che hanno prodotto in me un discreto nuovo numero di riflessioni (amare ma anche positive) sull'essere umano.

I più dolorosi: "Sonderkommando Auschwitz", di Schlomo Venezia, e "ZeroZeroZero" di Saviano: l'unico modo per superare queste letture è dimenticarle, e... mi sono accorto che l'ho fatto.

La scoperta dell'anno: Hans Fallada con i suoi capolavori "Ognuno muore solo" (che Primo Levi definì come il più bel romanzo sulla resistenza tedesca al nazismo) e "E adesso, pover'uomo?".
(Per il 2012, la mia personale palma d'oro è andata al bellissimo capolavoro sommesso "Stoner" di Jonh Williams).
Ex aequo, il grande svizzero Friedrich Dürrenmatt con "La panne" (ma di lui adoro tutto quel che ho letto).

Il gioiello che riscalda il cuore, come un ceppo di faggio a bruciare lentamente nel camino: "Un eremo non è un guscio di lumaca", di Adriana Zarri.

La storia raccontata in modo divertente: "Il divano di Istanbul", di Alessandro Barbero (complice l'innamoramento per Istanbul dopo averla finalmente vista).

Il libro più antipatico ed irritante: "Limonov" di Emmanuel Carriere (la storia di uno stronzo scritta da un vanesio).

Delusioni:  gli ultimi di Erri De Luca, esili fregnacce scritte apparentemente a solo scopo di recupero pecunia.

Conferme: gli ultimi due gialli di Nesbo, "Lo spettro" e "Polizia", con il malconcio ma adorabile Harry Hole (le cose migliori nel genere poliziesco).

E ancora, di rimarchevole, qualche immancabile (e mai deludente) Maigret, e qualche nobile rilettura (Fenoglio, Camus, Steinbeck).

Apprezzatissimo "Il seggio vacante" della Rowling "after Potter".

(il tutto lo trovate recensito tra il biblioblog ed Anobii...)

Ah, ultima notazione: quest'anno il libro cartaceo è stato in netta ripresa sull'ebook, con un rapporto nella modalità di lettura 70 a 30...è che gironzolare in biblioteca e libreria e prendere libri a caso e a naso è sempre più bello che scaricare file (anche se ho una biblioteca digitale sufficiente, a questi ritmi, per i prossimi 15 anni...)

3 commenti:

Artemisia ha detto...

Toh, il lupochesièannoiatopunto! :-)

dario ha detto...

Mah, di quelli da te citati ho letto solo Lo Spettro di Nesbo, tra l'altro il primo e l'unico libro di Nesbo che ho letto, visto che non mi e' piaciuto affatto. Strano, in genere i gialli scandinavi li divoro, come per esempio quelli freschi freschi di Lackberg.
Credo che un romanzo giallo dovrebbe rimanere ancorato alla logica della realta'. "Onesto", come direbbe Camilleri. Lo spettro invece fa parecchio uso di dei ex machinae piuttosto poco credibili. Pero' credo sia solo un fatto di gusto personale.

dario ha detto...

Mah, di quelli da te citati ho letto solo Lo Spettro di Nesbo, tra l'altro il primo e l'unico libro di Nesbo che ho letto, visto che non mi e' piaciuto affatto. Strano, in genere i gialli scandinavi li divoro, come per esempio quelli freschi freschi di Lackberg.
Credo che un romanzo giallo dovrebbe rimanere ancorato alla logica della realta'. "Onesto", come direbbe Camilleri. Lo spettro invece fa parecchio uso di dei ex machinae piuttosto poco credibili. Pero' credo sia solo un fatto di gusto personale.