mercoledì, settembre 07, 2011

Rispetto, Bonanni! La comprendi ancora questa parola?

Eravamo parecchi, ieri a Torino, a sfilare insieme nel corteo della CGIL (25.000 per la questura, 70.000 secondo il sindacato...secondo una mia personalissima valutazione basata sull'esperienza, e sul fatto che la coda del corteo ha iniziato a percorrere l'ultimo tratto circa due ore l'avvio del corteo, direi che in cinquantamila c'eravamo tutti...niente male!).
Tenuto conto che lo sciopero ci è costato una giornata di salario, e che tutti abbiamo ben chiaro che si tratta solo di un aperitivo rispetto alle lotte che saranno necessarie per tentare di correggere una manovra iniqua e permeata da un forte "odio di classe", è stato un risultato che rivela la volontà di moltissime persone di non stare semplicemente fermi ad aspettare che lo scempio si compia: anche se le speranze di evitarlo sono ridotte, viste le forze in campo, è giusto esserci, provarci, esibire FISICAMENTE la propria indignazione.
Proprio perchè questo sciopero è costato ad ognuno dei partecipanti soldi e fatica, proprio perchè in queste occasioni chi manifesta le proprie opinioni PAGA DI PERSONA (e ognuno può capire benissimo che peso abbia una giornata di salario perduta suuno stipendio da metalmeccanico, da statale o da contratto commercio), il minimo che si possa pretendere è IL RISPETTO, anche da parte dei nemici.
Sapete come la penso, sulla situazione attuale, ma riassumo in estrema sintesi: lo Stato è oggetto di un attacco da parte di forze ostili (gli speculatori) che mirano o pensano di ricavare benefici dalla sua caduta: invece di difendersi e difendere i propri cittadini, il Governo di questo Stato ha dichiarato loro formalmente guerra.
(Se si riconoscesse che questo attacco esterno al nostro Stato ha le stesse finalità - e le stesse conseguenze possibili - di una guerra, e se si applicasse un codice militare, i nostri governanti dovrebbero essere passati per le armi per Alto Tradimento.)
Per queste ragioni, risulta INTOLLERABILE il disprezzo manifestato dai nemici della CGIL (gli avversari sono un'altra cosa: non mirano alla distruzione dell'oggetto del loro odio) e delle persone che essa - nel bene e nel male, con errori ed orrori - si è assunta l'onere di rappresentare.
E se da un certo punto di vista è persino banale l'atteggiamento del ministro Sacconi, la cui pochezza umana ed il cui livore rancoroso da ex sono così noti da risultare ormai stucchevoli, preoccupante è l'atteggiamento del segretario generale del secondo sindacato italiano.
Che ha tutti i diritti di dissentire dal percorso della CGIL, ma NON HA ALCUN DIRITTO di offendere e disprezzare la CGIL ed i suoi cinque milioni di iscritti definendo "demenziale" la mobilitazione di centinaia di migliaia di persone.
Se Bonanni ha deciso di stare con Sacconi e con il governo, va bene: ne prendiamo atto.(Non si capisce perchè tre milioni e mezzo di lavoratori decidano di farsi rappresentare da un'organizzazione che non dissente mai dal governo, ma pazienza).
Ma se usa il disprezzo, sappia che con il disprezzo verrà ripagato.
A Bonanni, Sacconi ed al governo non interessa un accidente, lo so, nè di noi - persone normali - nè del nostro disprezzo. 
Così come la mobilitazione della CGIL non ha conquistato le aperture dei giornali: preferiscono  "i mercati" alle persone; essi contano oggi assai di più delle nostre vite e delle nostre storie.
Ma da questa consapevolezza verranno nuova rabbia e determinazione, indispensabili per non rassegnarsi mai, mai, mai al fatto che questo mondo di merda sia l'unico possibile.







6 commenti:

Sileno ha detto...

Bonanni chi?

dario ha detto...

Lupo, abbiamo cercato di parlarne nei commenti di un tuo post di qualche tempo fa, ma poi la discussione e' sfumata nel nulla.
Quindi ci riprovo, perche' questa crisi secondo me ha delle cause naturali, cioe' fisiologiche del sistema economico dell'occidente e del mondo intero. Ma non riesco bene a capire i dettagli, i tempi e i modi, e quindi quali siano le ragioni contingenti nel contesto del crollo globale del sistema economico a cui, ahime', stiamo assistendo.
In altre parole, tu sei tra i miei amici chi piu' somiglia ad un politico (nel senso buono), e siccome dici di avere una teoria a riguardo, mi piacerebbe capirla meglio.
In particolare non riesco a capire quello che vuoi dire con queste affermazioni: "lo Stato è oggetto di un attacco da parte di forze ostili (gli speculatori) che mirano o pensano di ricavare benefici dalla sua caduta"

Dunque, innanzitutto chi sono gli speculatori? Cioe', secondo me, uno speculatore e' uno che gioca ad investire e disinvestire i suoi soldi in azioni di aziende quotate in borsa, il che di per se potrebbe non essere considerato nulla di male (cioe' fornisce risorse aiutando l'economia di una azienda piuttosto che un'altra). Il problema e' che il suo scopo non e' legato a fini etici, ma a fare sempre piu' soldi. Per esempio uno speculatore potrebbe aver investito in titoli Fiat proprio quando quell'azienda ha stretto il collo ai propri dipendenti, perche' quella prova di forza avrebbe fatto aumentare il valore di quei titoli, e quindi fargli guadagnare piu' soldi.
Io, come ho avuto modo di dirti in passato, trovo che questo meccanismo sia davvero immorale e dovrebbe davvero ribaltarsi il sistema per fare in modo che si tenda ad una societa' che collabora per il bene di tutti, e non, secondo il modello attuale, dove il singolo individuo e' spronato a fare il proprio fottuto bene cercando di metterla nel culo agli altri membri della stessa societa'. Una societa' dove il potente ha il potere per diventare ancora piu' potente a scapito del debole che finisce per essere ancora piu' debole. No, secondo me questo modello di societa' e' immorale. Bisognerebbe cambiarlo, ma francamente io non ho una teoria alternativa, e comunque non e' di questo che volevo parlare.

continua...

luposelvatico ha detto...

Dario, probabilmente il sistema è immorale perchè sono gli individui che lo compongono ad esserlo.
Se si parte dall'idea che l'arricchimento senza limiti è accettabile, è ovvio che tutto verrà di conseguenza. Porre dei limiti alle libertà individuali è compito delle comunità, per proteggere se stesse dagli eccessi.
Questa comunità, per noi, dovrebbe assunto la forma di Repubblica Democratica: chi la governa (temporaneamente) dovrebbe fare gli interessi della comunità, e per difenderli dovrebbe porre limiti a chi (fantomatici "mercati", oscuri "speculatori"), per perseguire il proprio interesse personale, mette in pericolo il "benessere" della comunità.
Ora, fare manovre estemporanee e non strutturali da 50 miliardi, quando ogni anno dobbiamo pagare 70 miliardi di soli interessi sui 1900 miliardi di debito (per il 52% in mano a banche straniere, e solo per il 10% in mano alle famiglie) non mi sembra il modo migliore per perseguire questo scopo, nemmeno da un punto di vista meramente capitalistico.
Senza necessariamente fare la rivoluzione, il default e la decisione di non pagare il debito sarebbero idee da prendere in considerazione, piuttosto che sottoporre il paese ad infinite e sfibranti manovre che porteranno a togliere tutto il welfare.

dario ha detto...

Lupo, non voglio entrare nel merito delle cifre che proponi, perche' non ne sono in grado, ma anche perche' il punto su cui volevo focalizzarmi e' un altro.

D'accordo, c'e' capitalismo e capitalismo, ma io, per spiegare il mio punto di vista vorrei prendere il caso piu' estremo, cioe' quello statunitense (a dir la verita' anche quello non e' esattamente cosi' estremo, ma questa e' l'immagine che comunemente ce ne facciamo su questa riva dell'atlantico).

Il punto e' che la base sostanziale della filosofia che sta dietro a questo sistema economico e' che la ricchezza della societa' e' data dalla somma della ricchezza degli individui, e che un individuo che ha una certa dose di ricchezza, puo' sempre aumentarla. Porre un limite massimo all'arricchimento, non solo pone il problema (per nulla banale e piuttosto articolato, direi) di stabilire quale sia quel limite, ma e' totalmente contrario alla filosofia del capitalismo.
Un manto di solidarieta' sull'individualismo, inoltre, non e' che una finzione che rischia di essere inglobata nell'individualismo stesso, come quello che, per la sua necessita' di accrescere la propria ricchezza affama intere popolazioni e poi, strettogli il cuore per l'indigenza di quelle popolazioni, decide di fare piccole donazioni pretendendo di ripulirsi la coscienza.

Io non dico nemmeno che un sistema misto (un "capitalismo statalista"?!?) (cioe', non un capitalismo di stato, ma un capitalismo degli individui che pero' sia controllato dallo stato) e' pure possibile, ed e' anche quello che io auspicavo nel mio precedente commento, che appartiene alle nazioni del nord europa. Anche se, anche su quelle bisognerebbe approfondire.
Insomma, sarebbe sbagliato inibire la libera iniziativa, ma la politica deve comunque governarla, in modo che non si creino certi eccessi che lederebbero la societa' tutta.

Ma ammetterai che un capitalismo totalmente liberista, giusto o non giusto che possa essere giudicato, e' sicuramente piu' forte di un "capitalismo statalista", il quale e' piu' forte di un socialismo o di un comunismo di stato. Non dico meglio o peggio, dico solo piu' forte.
Il motivo per cui gli stati uniti hanno vinto la guerra fredda e' proprio questo. Cioe' che il capitalismo ha vinto sul socialismo. Non dal punto di vista morale, ma da quello economico.

Se ammetti questo, devi ammettere che l'italia, per uscire dalla crisi, dovrebbe adottare un principio di liberismo estremo. Altrimenti non ci sara' modo di competere con le economie piu' potenti.
Gia', dirai tu, ma io che me ne faccio dell'italia che esce dalla crisi se poi i poveri sono sempre piu' poveri e i ricchi sono sempre piu' ricchi? Il vantaggio dell'uscita dell'italia dalla crisi, in effetti, dovrebbe essere che la societa' si possa permettere di vivere in condizioni migliori (o, in alternativa, che non risci di dover vivere in condizioni peggiori).
Vero.
Ma se l'italia non esce dalla crisi, dicevo, perdera' la battaglia economica contro le economie piu' potenti. In altre parole le economie piu' potenti detteranno la sopravvivenza della societa' italiana. Bella forza, dirai tu. Ma a me che mi frega se a fregarmi i soldi e' un imprenditore italiano o un imprenditore americano? che cambia?
Niente, ti dico io. Ma se comunque vince, a livello globale, il liberismo totale, a livello globale dovremo subirne le conseguenze.

In altre parole, Lupo, quel che voglio dire e' che il principio che proponi tu, che io sottoscrivo totalmente, che e' la Politica che deve governare l'Economia, e non viceversa, e' un principio che puo' funzionare, in un mondo (nostro malgrado) globale, solo se tutto il mondo lo adotta.

scusa se non rileggo

dario ha detto...

Hey, mi e' sparita la seconda parte del primo messaggio

vabe'

Artemisia ha detto...

Bel post grintoso, Lupo!
A Firenze eravamo di più a manifestare rispetto ad altri scioperi. Non so giudicare e poi ci hanno fatto passare per delle strade del centro strettine per non disturbare troppo il traffico (pensa te!). Comunque anche l'adesione tra i miei colleghi (di solito siamo sempre due o tre a scioperare) è stata più alta.
Ciò nonostante continuo a pensare che lo sciopero sia ormai un'arma spuntata anche perchè purtroppo tanti (ma tanti) neanche possono scioperare vista la loro posizione lavorativa. Bisognerebbe trovare altre forme di lotta altrimenti se n'accorge solo la nostra busta paga.