Rileggo senza emozione alcuna quel che (NON) ha deciso ieri il Governo: e non mi stupisco nemmeno.
Il governo del "fare" ha deciso che è meglio... non fare nulla, e lasciare ai prossimi sfigati (che difficilmente saranno loro) il compito di gestire la macelleria sociale richiesta dai mercati (e quindi, figuriamoci, indiscutibile e non negoziabile!) e quel che ne deriverà.
Ha dunque, il governo, dichiarato guerra al futuro dei miei, dei nostri figli (che, dal punto di vista del governo ben rappresentato da Brunetta, son davvero considerati "la parte peggiore del paese", meritevole di odio e persecuzione): cancellando la gran parte delle speranze di trovare un lavoro che sia degno e non schiavizzato e precario, di un welfare decente, di una vecchiaia tranquilla. Tutto questo non apparterrà più ai nostri figli, e forse nemmeno più a noi.
Forse è meglio così: la situazione è ora estremamente chiara, e non c'è nemmeno più bisogno di spiegarla. Da una parte il "governo", perfettamente allineato (o meglio ancora rigorosamente prono) con le camarille finanziarie mondiali, dichiara guerra alla gran parte dei cittadini del proprio Stato, come ha fatto in Grecia (e il fatto che molti cittadini, in fondo, se lo meritino, non cambia la questione).
Dall'altra c'è una massa informe, privata negli anni di una coscienza collettiva, che assiste sgomenta al progressivo scivolamento dalla tavola imbandita del privilegio al pavimento di terra dello sfruttamento e dell'indifferenza che colpisce l'80% della popolazione mondiale.
Non c'è modo di aggrapparsi a qualcosa, in questo piano inclinato, e non si è nemmeno più capaci di darsi la mano per tentare di salvarsi insieme: ognuno scivola da solo.
Tanti piccoli "io" che urlano da soli, anche se dicono le stesse parole, non bastano a fare un "noi" che diventi un punto di resistenza.
Può darsi che questo capiti, occasionalmente: che un "noi" che unisca sulla base della difesa di qualcosa di comune che si sente davvero importante - e non sulla base di sole paure comuni - nasca qui e là, come sta capitando in Valle di Susa da anni.
Ma temo che non ci siano le condizioni (storiche ed etiche) perchè ciò avvenga oggi in modo massivo.
Siamo rimasti soli con i nostri stupidi ed inutili "io", di fronte ad un attacco concentrico di forze spaventosamente grandi e difficilmente individuabili a cui abbiamo dato l'oscuro nome di "crisi", e siamo piccoli come gli Hobbit di fronte al Male.
Perchè è una GUERRA, questa. Guerra a tutto quello che conoscevamo fin qui, guerra ai miti dolci in cui abbiamo sinceramente creduto ed in cui siamo cresciuti: un mondo in cui lo sviluppo avrebbe portato sicurezza, tranquillità per il futuro, pace.
Lo sapevamo che non era esattamente vero, ma l'illusione era piacevole.
Credo che con la fine di questa illusione saremo costretti, individualmente, a fare i conti, molto prima di quanto avrei pessimisticamente ritenuto possibile qualche mese fa.
E' probabile che ci faremo del male (da soli, e gli uni con gli altri): molto male. Tireremo fuori da noi il peggio, e inevitabilmente anche il meglio.
Quel che resterà di noi dopo questo passaggio sarà molto diverso da quel che conosciamo oggi: eppure, non so perchè, ho la certezza che SARA' MEGLIO di quel che vediamo oggi.
Individuare il nemico (il VERO nemico: chi detiene il potere economico, prima ancora che politico), saperlo odiare e combattere sarà ineludibile: perchè oggi siamo GIA' nel suo mirino, e DOVREMO difenderci, che lo vogliamo o no, al di là di qualsiasi considerazione etica.
In questo processo, sceglieremo anche cosa AMARE e cosa DESIDERARE, e cosa BUTTAR VIA di tutte le cazzate a cui disperatamente ci aggrappiamo per distrarci dalla cosa più seria dell'esistenza - VIVERE, anche con la forza della disperazione, se serve.
Saremo costretti ad una ridefinizione profonda della nostra vita.
Spezzeremo catene, ma costruiremo e rinsalderemo vincoli umani su basi nuove. Scopriremo cosa siamo davvero - i nostri talenti, le nostre capacità, denudati dal simulacro delle merci che ci ossessionano : e non è detto che ne saremo felici, ma di certo saremo più veri.
E forse, allora, potrà davvero rinascere qualcosa a cui dare orgogliosamente, di nuovo, il nome "NOI".
Il governo del "fare" ha deciso che è meglio... non fare nulla, e lasciare ai prossimi sfigati (che difficilmente saranno loro) il compito di gestire la macelleria sociale richiesta dai mercati (e quindi, figuriamoci, indiscutibile e non negoziabile!) e quel che ne deriverà.
Ha dunque, il governo, dichiarato guerra al futuro dei miei, dei nostri figli (che, dal punto di vista del governo ben rappresentato da Brunetta, son davvero considerati "la parte peggiore del paese", meritevole di odio e persecuzione): cancellando la gran parte delle speranze di trovare un lavoro che sia degno e non schiavizzato e precario, di un welfare decente, di una vecchiaia tranquilla. Tutto questo non apparterrà più ai nostri figli, e forse nemmeno più a noi.
Forse è meglio così: la situazione è ora estremamente chiara, e non c'è nemmeno più bisogno di spiegarla. Da una parte il "governo", perfettamente allineato (o meglio ancora rigorosamente prono) con le camarille finanziarie mondiali, dichiara guerra alla gran parte dei cittadini del proprio Stato, come ha fatto in Grecia (e il fatto che molti cittadini, in fondo, se lo meritino, non cambia la questione).
Dall'altra c'è una massa informe, privata negli anni di una coscienza collettiva, che assiste sgomenta al progressivo scivolamento dalla tavola imbandita del privilegio al pavimento di terra dello sfruttamento e dell'indifferenza che colpisce l'80% della popolazione mondiale.
Non c'è modo di aggrapparsi a qualcosa, in questo piano inclinato, e non si è nemmeno più capaci di darsi la mano per tentare di salvarsi insieme: ognuno scivola da solo.
Tanti piccoli "io" che urlano da soli, anche se dicono le stesse parole, non bastano a fare un "noi" che diventi un punto di resistenza.
Può darsi che questo capiti, occasionalmente: che un "noi" che unisca sulla base della difesa di qualcosa di comune che si sente davvero importante - e non sulla base di sole paure comuni - nasca qui e là, come sta capitando in Valle di Susa da anni.
Ma temo che non ci siano le condizioni (storiche ed etiche) perchè ciò avvenga oggi in modo massivo.
Siamo rimasti soli con i nostri stupidi ed inutili "io", di fronte ad un attacco concentrico di forze spaventosamente grandi e difficilmente individuabili a cui abbiamo dato l'oscuro nome di "crisi", e siamo piccoli come gli Hobbit di fronte al Male.
Perchè è una GUERRA, questa. Guerra a tutto quello che conoscevamo fin qui, guerra ai miti dolci in cui abbiamo sinceramente creduto ed in cui siamo cresciuti: un mondo in cui lo sviluppo avrebbe portato sicurezza, tranquillità per il futuro, pace.
Lo sapevamo che non era esattamente vero, ma l'illusione era piacevole.
Credo che con la fine di questa illusione saremo costretti, individualmente, a fare i conti, molto prima di quanto avrei pessimisticamente ritenuto possibile qualche mese fa.
E' probabile che ci faremo del male (da soli, e gli uni con gli altri): molto male. Tireremo fuori da noi il peggio, e inevitabilmente anche il meglio.
Quel che resterà di noi dopo questo passaggio sarà molto diverso da quel che conosciamo oggi: eppure, non so perchè, ho la certezza che SARA' MEGLIO di quel che vediamo oggi.
Individuare il nemico (il VERO nemico: chi detiene il potere economico, prima ancora che politico), saperlo odiare e combattere sarà ineludibile: perchè oggi siamo GIA' nel suo mirino, e DOVREMO difenderci, che lo vogliamo o no, al di là di qualsiasi considerazione etica.
In questo processo, sceglieremo anche cosa AMARE e cosa DESIDERARE, e cosa BUTTAR VIA di tutte le cazzate a cui disperatamente ci aggrappiamo per distrarci dalla cosa più seria dell'esistenza - VIVERE, anche con la forza della disperazione, se serve.
Saremo costretti ad una ridefinizione profonda della nostra vita.
Spezzeremo catene, ma costruiremo e rinsalderemo vincoli umani su basi nuove. Scopriremo cosa siamo davvero - i nostri talenti, le nostre capacità, denudati dal simulacro delle merci che ci ossessionano : e non è detto che ne saremo felici, ma di certo saremo più veri.
E forse, allora, potrà davvero rinascere qualcosa a cui dare orgogliosamente, di nuovo, il nome "NOI".