Il primo riguarda la manifestazione femminista di sabato. Violenta, intollerante, aggressiva esattamente come il problema che intende denunciare. Che la violenza sulle donne sia una cosa orribile è una cosa che mi è chiarissima, ma sentirmi additare come un nemico solo per il mio sesso è insensato esattamente come dire che tutti i rumeni sono ladri e violenti.
Il secondo riguarda il Comandante della Polizia Municipale di Roma, cacciato sacrosantamente da Veltroni per aver usato un contrassegno da disabili e parcheggiato in zona rimozione: se avesse detto "ho fatto una cazzata, perdonatemi" sarebbe forse stato scusabile. Ma invece ha dichiarato "ho preso PER SBAGLIO il vecchio contrassegno di mia suocera". E allora, nessun perdono. Perchè ci vuole dignità anche nell'errore, cacchio.
(*) In piemontese, significa "due crucci", due dolori, due dispiaceri...
lunedì, novembre 26, 2007
mercoledì, novembre 21, 2007
Indecente
Non ho più la tv, quindi il nuovo spot della Fiat 500 l'ho visto qui su YouTube.
E, scusatemi, mi sono incazzato nero.
Perchè USARE il muro di Berlino, la strage di Bologna, Falcone e Borsellino, Montanelli, Eduardo de Filippo per vendere una automobile, accomunando in un pastrocchio insopportabile miti, emozioni e ricordi, è per me un'operazione indecente.
Perfettamente adeguata a questi tempi dove la memoria collettiva è un blob senza peso e senza spessore, ma indecente.
Peggio di quando Spike Lee usò Ghandi per pubblicizzare la Telecom.
E, scusatemi, mi sono incazzato nero.
Perchè USARE il muro di Berlino, la strage di Bologna, Falcone e Borsellino, Montanelli, Eduardo de Filippo per vendere una automobile, accomunando in un pastrocchio insopportabile miti, emozioni e ricordi, è per me un'operazione indecente.
Perfettamente adeguata a questi tempi dove la memoria collettiva è un blob senza peso e senza spessore, ma indecente.
Peggio di quando Spike Lee usò Ghandi per pubblicizzare la Telecom.
martedì, novembre 20, 2007
Un altro atto della commedia
E così, in cinque minuti, si scioglie un partito con il 30% dei voti e se ne fonda un altro (prendiamo esempio, noi Democratici, che insistiamo con fasi costituenti lunghe e noiose!)
D'altronde, per far dimenticare lo smacco di una sconfitta sonora ("il governo cadrà, cadrà, in una data precisa, ve lo garantisco..." e qui Berlusconi assomiglia terribilmente all'avvocato Taormina della famosa e triste piece "ve lo dirò domani chi è l'assassino di Cogne!"), che lo ha reso inviso ai suoi stessi alleati, il Capo dell'Opposizione ad un Governo Illegittimo doveva tirar fuori un autentico colpo di scena mediatico.
Che un plurimiliardario fondi un partito "del Popolo" non fa neanche più ridere, la farsa e la tragedia vanno da sempre a braccetto nelle azioni e nelle dichiarazioni del più grande Bugiardo Nazionale.
D'altronde, per far dimenticare lo smacco di una sconfitta sonora ("il governo cadrà, cadrà, in una data precisa, ve lo garantisco..." e qui Berlusconi assomiglia terribilmente all'avvocato Taormina della famosa e triste piece "ve lo dirò domani chi è l'assassino di Cogne!"), che lo ha reso inviso ai suoi stessi alleati, il Capo dell'Opposizione ad un Governo Illegittimo doveva tirar fuori un autentico colpo di scena mediatico.
Che un plurimiliardario fondi un partito "del Popolo" non fa neanche più ridere, la farsa e la tragedia vanno da sempre a braccetto nelle azioni e nelle dichiarazioni del più grande Bugiardo Nazionale.
lunedì, novembre 19, 2007
La svolta
Da oggi la mia vita cambia. In una nuova casa, da solo.
In me ci sono tutti gli stati d'animo possibili.
Inizio una Lunga Marcia, il cui punto di arrivo mi è chiarissimo: non so se ce la farò, ma so che è stato giusto partire.
Come disse una volta Martin Luther King?
"Prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perchè è giusta."
In me ci sono tutti gli stati d'animo possibili.
Inizio una Lunga Marcia, il cui punto di arrivo mi è chiarissimo: non so se ce la farò, ma so che è stato giusto partire.
Come disse una volta Martin Luther King?
"Prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perchè è giusta."
martedì, novembre 13, 2007
Il solito delirio informativo
Alla fine, dopo qualche giorno di clamore a cui è stato difficile sfuggire anche volendolo fare con determinazione, sembra accaduto questo:
Da un evento tragico ed assurdo, la solita mescolanza di disinformazione, clamore, eccitazione dei sentimenti peggiori delle "folle". Che non aspettano altro, pare, per dare sfogo al peggio di sè.
- un poliziotto della Stradale, domenica mattina, in una area di servizio autostradale presso Arezzo, spara da una parte all'altra dell'autostrada - per motivi al momento incomprensibili - ed ammazza un ragazzo che si trovava sul sedile posteriore di un'auto sul lato opposto della carreggiata;
- la notizia viene venduta come "ucciso un tifoso durante una rissa", e scatena la furia devastante di centinaia di teppisti in buona parte delle città principali d'Italia.
Da un evento tragico ed assurdo, la solita mescolanza di disinformazione, clamore, eccitazione dei sentimenti peggiori delle "folle". Che non aspettano altro, pare, per dare sfogo al peggio di sè.
venerdì, novembre 09, 2007
Statistiche e xenofobia/2
Questo pezzo di Giuseppe Genna sull'argomento va assolutamente letto. La stupidità di questi giorni ci obbliga a capire qualcosa di più della Romania (è forse l'unico effetto collaterale positivo di questa ventata di idiozia razzista).
La nuova classe dirigente e le lingue
Immaginatevi il Politecnico di Milano.
Ecco, ora immaginatevi la School of Management del Politecnico di Milano: un luogo dove si forgiano le intelligenze migliori al servizio dell'impresa italiana.
Aule in cui si insegna tutto ciò che serve alle imprese per arrivare, stare, essere sui mercati internazionali.
Vi siete fatti un'idea? Ecco, ora sappiate che le uscite di sicurezza di quel luogo di assoluta intelligenza e conoscenza indossano cartelli come questo:
Door allarmed...My God! (o bisogna dire God My? :-))))
(foto scattata da me martedì 6 novembre)
Ecco, ora immaginatevi la School of Management del Politecnico di Milano: un luogo dove si forgiano le intelligenze migliori al servizio dell'impresa italiana.
Aule in cui si insegna tutto ciò che serve alle imprese per arrivare, stare, essere sui mercati internazionali.
Vi siete fatti un'idea? Ecco, ora sappiate che le uscite di sicurezza di quel luogo di assoluta intelligenza e conoscenza indossano cartelli come questo:
Door allarmed...My God! (o bisogna dire God My? :-))))
(foto scattata da me martedì 6 novembre)
giovedì, novembre 08, 2007
Statistiche e xenofobia
Riprendo alcuni dati dalla newsletter di Wu Ming:
I Rom non sono tutti rumeni e non tutti i cittadini rumeni sono Rom. I Rom in Romania sono il 2,46% della popolazione. Il nome "Romania" deriva dalla storia delle conquiste imperiali romane, mentre il termine "rom" nella lingua romané (lingua di ceppo indo-ariano) significa "uomo", anzi, più precisamente significa "marito" (e "romni" significa "moglie"). Esistono individui di etnia Rom in quasi tutti i paesi dell'Europa sud-orientale, e molti vivono anche in altri continenti.
L'identificazione surrettizia tra etnia e cittadinanza (oramai accettata anche "a sinistra") emana sempre un fetore nazista: gli ebrei non potevano essere tedeschi, polacchi, russi, italiani... erano ebrei e basta, quindi "allogeni", e il corpo sociale andava depurato da quella tossina. E una nazione che tollera un gran numero di allogeni non può che essere allogena essa stessa.
Peccato che in Romania gli unici veri "allogeni" siano i padroni italiani che hanno chiuso baracca e burattini in Italia per andar là a sfruttare una manodopera sottopagata e priva di diritti. Categoria di cui si è fatto rappresentante, poche settimane fa, il demagogo Beppe Grillo.
***
Sulla base di cosa, poi? Del fatto che i Rom/rumeni sono delinquenti, stupratori, assassini che hanno valicato i "sacri confini" della Patria e oggi seminano il terrore.
Peccato che stupro e ginocidio (= assassinio di donne) siano una specialità molto italiana. Secondo dati ISTAT del 2005, nel 20,2% dei casi denunciati (che a loro volta sono solo il 43% dei casi segnalati) lo stupratore è il marito della vittima; nel 23,8% il colpevole è un amico; nel 17,4% è il fidanzato; nel 12,3% è un conoscente. Soltanto nel 3,5% dei casi il colpevole è un estraneo.
Lo ripetiamo perché suona vagamente importante: soltanto nel 3,5% dei casi denunciati il colpevole di stupro è un estraneo.
E secondo il Soccorso Violenze Sessuali della Clinica Mangiagalli di Milano, il 50% delle vittime di stupri che avvengono in strada sono donne straniere.
Ma ovviamente fa notizia soltanto il caso (terribile ma sporadico) della donna italiana aggredita dallo straniero, dal barbaro, dall'allogeno.
Quanto agli omicidi, poco tempo fa il Procuratore di Verona Guido Papalia ha dichiarato: "Oramai uccide più la famiglia che la mafia."
In Italia i carnefici delle donne sono sei volte su dieci italiani, italianissimi, e agiscono tra le mura domestiche, con armi da fuoco o coltelli da cucina, strangolando o picchiando a sangue, appiccando il fuoco o annegando nella vasca da bagno.
La media italiana è di 100 uxoricidi all'anno.
Però il problema sono i rumeni.
E mi pongo , tra le altre, una delle domande che si pone Valerio Evangelisti nel suo editoriale su "Carmilla": ma coloro a cui abbiamo distrutto le baracche in quella assurda vendetta coi bulldozer, dove sono finiti?
I Rom non sono tutti rumeni e non tutti i cittadini rumeni sono Rom. I Rom in Romania sono il 2,46% della popolazione. Il nome "Romania" deriva dalla storia delle conquiste imperiali romane, mentre il termine "rom" nella lingua romané (lingua di ceppo indo-ariano) significa "uomo", anzi, più precisamente significa "marito" (e "romni" significa "moglie"). Esistono individui di etnia Rom in quasi tutti i paesi dell'Europa sud-orientale, e molti vivono anche in altri continenti.
L'identificazione surrettizia tra etnia e cittadinanza (oramai accettata anche "a sinistra") emana sempre un fetore nazista: gli ebrei non potevano essere tedeschi, polacchi, russi, italiani... erano ebrei e basta, quindi "allogeni", e il corpo sociale andava depurato da quella tossina. E una nazione che tollera un gran numero di allogeni non può che essere allogena essa stessa.
Peccato che in Romania gli unici veri "allogeni" siano i padroni italiani che hanno chiuso baracca e burattini in Italia per andar là a sfruttare una manodopera sottopagata e priva di diritti. Categoria di cui si è fatto rappresentante, poche settimane fa, il demagogo Beppe Grillo.
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Sulla base di cosa, poi? Del fatto che i Rom/rumeni sono delinquenti, stupratori, assassini che hanno valicato i "sacri confini" della Patria e oggi seminano il terrore.
Peccato che stupro e ginocidio (= assassinio di donne) siano una specialità molto italiana. Secondo dati ISTAT del 2005, nel 20,2% dei casi denunciati (che a loro volta sono solo il 43% dei casi segnalati) lo stupratore è il marito della vittima; nel 23,8% il colpevole è un amico; nel 17,4% è il fidanzato; nel 12,3% è un conoscente. Soltanto nel 3,5% dei casi il colpevole è un estraneo.
Lo ripetiamo perché suona vagamente importante: soltanto nel 3,5% dei casi denunciati il colpevole di stupro è un estraneo.
E secondo il Soccorso Violenze Sessuali della Clinica Mangiagalli di Milano, il 50% delle vittime di stupri che avvengono in strada sono donne straniere.
Ma ovviamente fa notizia soltanto il caso (terribile ma sporadico) della donna italiana aggredita dallo straniero, dal barbaro, dall'allogeno.
Quanto agli omicidi, poco tempo fa il Procuratore di Verona Guido Papalia ha dichiarato: "Oramai uccide più la famiglia che la mafia."
In Italia i carnefici delle donne sono sei volte su dieci italiani, italianissimi, e agiscono tra le mura domestiche, con armi da fuoco o coltelli da cucina, strangolando o picchiando a sangue, appiccando il fuoco o annegando nella vasca da bagno.
La media italiana è di 100 uxoricidi all'anno.
Però il problema sono i rumeni.
E mi pongo , tra le altre, una delle domande che si pone Valerio Evangelisti nel suo editoriale su "Carmilla": ma coloro a cui abbiamo distrutto le baracche in quella assurda vendetta coi bulldozer, dove sono finiti?
Fiducia
Quando sono andato a Londra, a luglio, ho prenotato via email un appartamento per quattro giorni a Camden Town.
Il proprietario mi ha chiesto solo il numero di cellulare, e mi ha lasciato la chiave sotto lo zerbino visto che sono arrivato nel cuore della notte.
La mattina dopo non ha nemmeno voluto la carta d'identità nè pagamento anticipato. Ho pagato senza problemi la mattina della partenza.
Lunedì sera sono arrivato a Milano, in un albergo della catena Sheraton, dove l'azienda mi aveva prenotato una camera per due giorni. Alla reception, oltre ai documenti mi hanno chiesto la carta di credito: in assenza di questa, era necessario il pagamento anticipato!!
Da un lato il signor Marc Rutt di Londra, che nemmeno mi conosce, mi dimostra una fiducia "umana"; dall'altro la catena Sheraton, che dispone di stuoli di avvocati pronti a rovinare chiunque, non accetta nemmeno il rischio di poche centinaia di euro nonostante la "garanzia" di una multinazionale.
Impressionante, nevvero?
Il proprietario mi ha chiesto solo il numero di cellulare, e mi ha lasciato la chiave sotto lo zerbino visto che sono arrivato nel cuore della notte.
La mattina dopo non ha nemmeno voluto la carta d'identità nè pagamento anticipato. Ho pagato senza problemi la mattina della partenza.
Lunedì sera sono arrivato a Milano, in un albergo della catena Sheraton, dove l'azienda mi aveva prenotato una camera per due giorni. Alla reception, oltre ai documenti mi hanno chiesto la carta di credito: in assenza di questa, era necessario il pagamento anticipato!!
Da un lato il signor Marc Rutt di Londra, che nemmeno mi conosce, mi dimostra una fiducia "umana"; dall'altro la catena Sheraton, che dispone di stuoli di avvocati pronti a rovinare chiunque, non accetta nemmeno il rischio di poche centinaia di euro nonostante la "garanzia" di una multinazionale.
Impressionante, nevvero?
lunedì, novembre 05, 2007
Emotività
Indubbiamente la brutale uccisione di una signora a Roma lascia sgomenti. Per la assurdità gratuita di quella violenza, per la assoluta sproporzione tra il motivo dell'aggressione (una rapina) e la sua conclusione.
Ma allo stesso modo mi hanno fatto inorridire i bulldozer della Polizia che spazzavano via le misere baracche degli ultimi della terra alla periferia di Roma: una vendetta cieca che colpisce donne e bambini, una rappresaglia vigliacca che serve a soddisfare gli istinti più biechi e razzisti di un paese avvelenato e incattivito.
L'espulsione di "chi potrebbe essere pericoloso" ha forse un minimo di logica in più, ma anche un concetto del genere fa venire i brividi e fa capire a quale punto critico (e di debolezza strutturale) sia ormai giunta la nostra democrazia.
La giustizia non funziona, ed allora ci rassegniamo alla minimizzazione della giustizia, riducendola ad accessorio e sostituendola con l'interpretazione emotiva, provvisoria, astiosa delle regole di convivenza civile.
Potremo espellere tutti quelli che ci fanno paura, ma come faremo ad espellere dalla nostra anima i demoni della paura, del sospetto, della sfiducia nell'uomo, dell'intolleranza?
P.S. Il blog sospende le pubblicazioni per un paio di giorni, causa trasferta di lavoro.
Ma allo stesso modo mi hanno fatto inorridire i bulldozer della Polizia che spazzavano via le misere baracche degli ultimi della terra alla periferia di Roma: una vendetta cieca che colpisce donne e bambini, una rappresaglia vigliacca che serve a soddisfare gli istinti più biechi e razzisti di un paese avvelenato e incattivito.
L'espulsione di "chi potrebbe essere pericoloso" ha forse un minimo di logica in più, ma anche un concetto del genere fa venire i brividi e fa capire a quale punto critico (e di debolezza strutturale) sia ormai giunta la nostra democrazia.
La giustizia non funziona, ed allora ci rassegniamo alla minimizzazione della giustizia, riducendola ad accessorio e sostituendola con l'interpretazione emotiva, provvisoria, astiosa delle regole di convivenza civile.
Potremo espellere tutti quelli che ci fanno paura, ma come faremo ad espellere dalla nostra anima i demoni della paura, del sospetto, della sfiducia nell'uomo, dell'intolleranza?
P.S. Il blog sospende le pubblicazioni per un paio di giorni, causa trasferta di lavoro.
venerdì, novembre 02, 2007
Tra fiori e lapidi
Ieri, come capita una volta l'anno, abituale giornata trascorsa tra fiori e lapidi.
Una volta (fino a pochi anni fa) temevo la morte e tutto ciò che ad essa si ricollegava: i cimiteri, il culto dei morti, i crisantemi.
Poi sono probabilmente invecchiato, come capita a tutti, e l'idea della morte mi è diventata - come è giusto che sia - quasi "naturale", indipendentemente dalla sua causa.
E' capitato a mio fratello a 42 anni, capiterà prima o poi ai miei genitori che hanno superato gli ottanta; capita, sempre più spesso, a colleghi e conoscenti.
Capita, ed è quindi necessario farci i conti, con questa idea.
Ed affrontarla in modo laico e razionale. Considerarla come la fine del tempo a disposizione per vivere.
Uno sa che di fronte a se non ha più il tempo infinito ed indefinito che aveva di fronte nell'infanzia e nell'adolescenza, in cui il numero di scelte possibili era anch'esso sostanzialmente infinito.
Ora uno può considerare di avere davanti a sè un certo numero FINITO di anni, un certo numero di giorni. E sa esattamente quali sono le proprie risorse, le proprie capacità, le proprie realistiche aspettative.
In fondo, è a questa età (attorno ai 45) che uno ha le migliori possibilità di scegliere davvero.
Tutto è lì, chiaro e nitido, sul tavolo. Non ci sono più dubbi su se stessi, non ci sono più inganni possibili, e molte della variabili del problema sono definite. Un tot di tempo, un tot di possibilità.
Le uniche incognite riguardano salute e soldi, ma queste lo sono state sempre, durante tutta la vita, indipendentemente dal nostro grado di consapevolezza.
E allora andiamo avanti, sereni: scegliendo. Agendo. Decidendo.
Aspettare non serve a granchè, perchè il nostro destino è comunque finire in quelle foto ovali affacciate sui vialetti di ghiaia, a sentire lo scricchiolio delle suole altrui.
Una volta (fino a pochi anni fa) temevo la morte e tutto ciò che ad essa si ricollegava: i cimiteri, il culto dei morti, i crisantemi.
Poi sono probabilmente invecchiato, come capita a tutti, e l'idea della morte mi è diventata - come è giusto che sia - quasi "naturale", indipendentemente dalla sua causa.
E' capitato a mio fratello a 42 anni, capiterà prima o poi ai miei genitori che hanno superato gli ottanta; capita, sempre più spesso, a colleghi e conoscenti.
Capita, ed è quindi necessario farci i conti, con questa idea.
Ed affrontarla in modo laico e razionale. Considerarla come la fine del tempo a disposizione per vivere.
Uno sa che di fronte a se non ha più il tempo infinito ed indefinito che aveva di fronte nell'infanzia e nell'adolescenza, in cui il numero di scelte possibili era anch'esso sostanzialmente infinito.
Ora uno può considerare di avere davanti a sè un certo numero FINITO di anni, un certo numero di giorni. E sa esattamente quali sono le proprie risorse, le proprie capacità, le proprie realistiche aspettative.
In fondo, è a questa età (attorno ai 45) che uno ha le migliori possibilità di scegliere davvero.
Tutto è lì, chiaro e nitido, sul tavolo. Non ci sono più dubbi su se stessi, non ci sono più inganni possibili, e molte della variabili del problema sono definite. Un tot di tempo, un tot di possibilità.
Le uniche incognite riguardano salute e soldi, ma queste lo sono state sempre, durante tutta la vita, indipendentemente dal nostro grado di consapevolezza.
E allora andiamo avanti, sereni: scegliendo. Agendo. Decidendo.
Aspettare non serve a granchè, perchè il nostro destino è comunque finire in quelle foto ovali affacciate sui vialetti di ghiaia, a sentire lo scricchiolio delle suole altrui.
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