Yazd è una città antica, ed il suo centro storico interamente fatto di Adobe (paglia e argilla) ricorda il colore del deserto che la accerchia. Le due cose più belle da fare a Yazd sono perdersi nei vicoli e salire sui tetti per vedere la città vecchia dall’alto. Entrambe le cose vanno fatte al tramonto, quando l’argilla dei muri e delle case si tinge di rosso, e i minareti delle due moschee principali si accendono di verde e di azzurro.
I vicoli sono autentici labirinti. Spesso si incontrano vertiginose scalinate che sembrano scendere agli inferi, e conducono ai condotti di irrigazione, i qanat, che portavano l’acqua per decine di chilometri sotto il deserto e sotto le città. I costruttori di qanat di Yazd erano considerati i migliori in tutto l’Iran: questa capacità è documentata nel museo dell’acqua della città, ma anche in alcuni luoghi dove si può scendere a vedere dal vivo i canali che passano sotto la città.
Dai tetti, invece, il panorama è dominato da una serie infinita di torri del vento, con le quali si garantiva la climatizzazione in modo naturale ed a costo energetico zero in una città dal clima torrido in estate.
Se gironzolate un po’, la sera, troverete di certo un locale che vi permetterà di mangiare e bere qualcosa (di analcolico, eh!) con tavolini sui tetti. Non perdete l’occasione. Noi abbiamo trovato una galleria d’arte, gestita da alcuni ragazzi, che univa l’esposizione delle opere alla preparazione di cibo iraniano fatto in casa, inclusi i deliziosi biscotti di Yazd. Eravamo soli su questo tetto, a godere il panorama e a mangiare piccole cose deliziose, con il clima mite di questo ottobre iraniano: ed è stato uno dei molti momenti memorabili di questa vacanza.
Ottobre è il tempo dell’ashura, la festa in cui si ricorda il martirio dell’imam Husseini durante la battaglia di Kerbala, che segnò la definitiva frattura, nell’Islam, tra sunniti — cioè seguaci della tradizione — e sciiti — cioè “frazionisti”. Sono passati circa 1200 anni, da allora, e nessuno probabilmente è nemmeno più in grado di raccontare per quale diavolo di motivo reale le due fazioni si siano divise. Comunque da allora si detestano (è nota la forte inimicizia storica tra l’Arabia Saudita sunnita e l’Iran sciita, che episodi come la recente strage di pellegrini alla Mecca non ha fatto che acuire), anche se le differenze vengono volutamente sottolineate rispetto ai punti di contatto tra le due interpretazioni.
L’ashura, dunque, è una festa sciita che dura diverse settimane: le moschee vengono addobbate, nelle città appositi botteghini vendono materiale di colore verde e nero da usare nelle manifestazioni e nei cortei che percorrono le strade, con cavalli e cammelli. Molti, per ricordare il sacrificio dell’Imam, simulano la flagellazione — quella reale è stata proibita per le troppe ferite che provocava.
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