martedì, maggio 24, 2011

Almeno tacete, perdio.

Non mi risulta che nessun esponente del governo (ma posso sbagliarmi) abbia commentato finora i terrificanti dati forniti dal rapporto annuale ISTAT sulla situazione del paese riferita al 2010.

(UPDATE 14.00 - Tremonti boccia il rapporto ISTAT: "So che ci sono i poveri ma francamente credo che quella rappresentazione sia discutibile. Tutte le statistiche dicono che in questo decennio la ricchezza non è scesa ma è salita" dice il titolare dell'Economia.)




Se la rappresentazione del paese fornita dalle cifre ISTAT è veritiera, costituisce la certificazione oggettiva del fallimento della classe dirigente, ed uno spietato atto d'accusa verso coloro che, con le proprie scelte (o non-scelte) stanno deliberatamente "uccidendo" una intera generazione di giovani (e, di conseguenza, le speranze di futuro di questo paese).

Traggo alcuni passi delle dichiarazioni del Presidente dell'Istat, dal comunicato stampa di ieri:
“l’occupazione sta ora crescendo prevalentemente nei servizi a più basso contenuto professionale, a fronte della riduzione del numero delle posizioni più qualificate. Ciò implica, a parità di altre condizioni, un sottoutilizzo del capitale umano, guadagni più bassi, minori prospettive di sviluppo”.

I giovani e le donne hanno pagato in misura più elevata la crisi, con prospettive sempre più incerte di rientro sul mercato del lavoro, le quali ampliano ulteriormente il divario tra le loro aspirazioni, testimoniate da un più alto livello di istruzione, e le opportunità. Una quota sempre più alta di giovani scivola, non solo nel Mezzogiorno, verso l’inattività prolungata, vissuta il più delle volte nella famiglia di origine, e verso bassi livelli di integrazione sociale, soprattutto per quelli appartenenti alle classi sociali meno agiate.
Oltre il 40 per cento dei giovani stranieri abbandona prematuramente la scuola, alimentando un’area di emarginazione i cui costi non tarderanno a diventare evidenti.
Le donne vivono una inaccettabile esclusione dal mercato del lavoro.
Per di più, il carico di lavoro familiare e di cura gravante su di loro rende più vulnerabile un sistema di ’welfare familiare’ già debole, nel quale esse hanno cercato di supplire alle carenze del sistema pubblico. Peraltro, le donne sono ancora troppo spesso costrette a uscire dal mercato del lavoro in occasione della nascita dei figli. Ad essere investiti da una vulnerabilità crescente, insieme ai giovani e le donne, sono gli anziani. Povertà e deprivazione riguardano spesso le famiglie di ultrasessantacinquenni.
Inoltre, molti anziani con gravi limitazioni non sono aiutati né dalle reti informali, né dai servizi a pagamento, né dalle strutture pubbliche. La carenza di queste ultime produce così non solo un costo aggiuntivo per le famiglie, ma rischia di mettere in concorrenza la cura dei bambini con l’assistenza degli anziani, i cui bisogni crescono con l’allungarsi della vita. I necessari interventi volti al controllo della finanza pubblica non devono andare a discapito della capacità dei Comuni di svolgere interventi socio-assistenziali”.

Direi che non ci sono possibilità di equivoci.

I dati del rapporto ve li propongo riassunti in questo articolo a firma Galapagos, sul Manifesto. Uniti a queste considerazioni di Irene Tinagli sulla Stampa sul fatto che tre milioni di persone potenzialmente attive, nel nostro paese, non fanno più semplicemente nulla. Non cercano lavoro, non studiano. Sono socialmente morte, perchè esser vivi è sempre più umiliante.

Ed oggi, la Corte dei Conti dice che "per rispettare i nuovi vincoli europei sul debito occorrerà un intervento "del 3% all'anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso dell'Italia".
46 miliardi di euro all'anno che saranno ovviamente inflitti (come sta accadendo in Grecia) a quella parte di paese che è già sfibrato, esausto, sfinito, a terra.
Sappiamo benissimo che non si toccheranno gli evasori fiscali, che sottraggono 100 miliardi di euro di gettito l'anno, nonostante gli sforzi della Guardia di Finanza, o la "tassa occulta" relativa alla corruzione, valutata in 60 miliardi l'anno, nè si vareranno patrimoniali per minimizzare almeno in parte la vergogna di una forbice di divaricazione tra ricchi e poveri che si fa sempre più ampia man mano che il paese va in rovina.
Si andrebbero a toccare i ceti di riferimento di chi governa adesso (molto meglio, come sempre, identificare ed additare come nemico chi ha etnie e religioni diverse, piuttosto che esecrare il comportamento del cumenda della porta accanto).

Mentre attendiamo di sapere chi sarà il prossimo nemico a cui addebitare la colpa del proprio fallimento (sono prossimi candidati gli alieni, alcune tribù indiane molto cattive, quelli che indossano calzini rossi e i suonatori di oboe), saremmo davvero molto grati a coloro che governano se avessero almeno il buon gusto di tacere, invece di sparare ogni giorno desolanti cazzate da cabaret.
Esse sono come sale versato sulle dolorose ferite del futuro assente, della povertà imminente, del disastro del territorio, della svendita di tutto (non potremo nemmeno andarci a suicidare in mare, perchè l'accesso alle spiagge privatizzate sarà rigorosamente vietato ai poveracci).

Perchè morire, come paese, è già abbastanza difficile, anche senza avere i potenti intorno che sghignazzano e ti prendono per il culo.

4 commenti:

sPuntoCattolico ha detto...

Ma scusami.. che cosa sono tutte queste bazzecole in confronto alla vera emergenza della giustizia?
Scherzi a parte... tanto loro la pensione e stipendio per loro, figli, nipoti e stirpe ce l'hanno assicurata.. alla facciaccia nostra..

Peccato che nell'aldilà scopriranno qualcosa che non gli farà molto piacere...

luposelvatico ha detto...

Dici che andranno all'inferno? Almeno quello?:-)

Michelle ha detto...

Non so il perchè ma il tuo post, e la reazione del ministro Tremonti, mi ha fatto venire in mente una scena del film Qualunquemente. Cetto La Qualunque (Albanese) dice "Mi è stato chiesto se vengo eletto cosa intendo fare per i poveri bisognosi.
NA BEATA MINCHIA!!!!".
Chissà perchè...

luposelvatico ha detto...

In effetti, "so che ci sono i poveri" è spiazzante, non sai se applaudire o tirargli un papagno sul muso...

Grazie per aver rievocato il comizio di Cetto, ci sta a fagiolo e lo aggiungo di diritto al post:-)