La misantropia è una scelta o una condanna?
L'Alceste (o, secondo le versioni, Arcando) de "Il Misantropo" di Moliere è uomo di nobili principi, indisponibile ad adattarsi a qualsiasi cosa di meno della verità, anche se sgradevole; indisponibile a percorrere la palude del conformismo e della forma.
Atteggiamento eroico, senza dubbio. Che Alceste paga a caro prezzo, non solo nei rapporti con il prossimo o con il potere costituito, ma anche in amore.
La solitudine è l'inevitabile destinazione finale del Misantropo.
Così come lo è, in fondo, anche per chi decide di rimanere nel consesso umano, nella chiassosa frenesia di una socialità in cui poche volte si riesce ad essere veramente se stessi.
L'Alceste (o, secondo le versioni, Arcando) de "Il Misantropo" di Moliere è uomo di nobili principi, indisponibile ad adattarsi a qualsiasi cosa di meno della verità, anche se sgradevole; indisponibile a percorrere la palude del conformismo e della forma.
Atteggiamento eroico, senza dubbio. Che Alceste paga a caro prezzo, non solo nei rapporti con il prossimo o con il potere costituito, ma anche in amore.
La solitudine è l'inevitabile destinazione finale del Misantropo.
Così come lo è, in fondo, anche per chi decide di rimanere nel consesso umano, nella chiassosa frenesia di una socialità in cui poche volte si riesce ad essere veramente se stessi.
Al Teatro Carignano di Torino (piazza Carignano 6), dal 25 gennaio al 6 febbraio 2011
IL MISANTROPO
di Molière
con la regia di Massimo Castri.
Con Massimo Popolizio (Alceste), Graziano Piazza(Filinto), Sergio Leone (Oronte), Federica Castellini (Célimène), Davide Lorenzo Palla(Basco), Ilaria Genatiempo (Eliante), Andrea Gambuzza (Clitandro), Tommaso Cardarelli (Acaste), Laura Pasetti (Arsinoè), Miro Landoni (Guardia, Du Bois).
1 commento:
Arrossire, non è detto che sia male. Peggio potrebbe essere diventare, che so, viola - violare? - oppure marroni - marronire? - oppure lilla - lillire, o lillare?
O diventare tricolori.
O del colore delle more - morire?
Laddove de' i miei simili io non debba morire: forte, eh? - questa mi piace. Però forse è corretto, in caso, del diventare del colore delle more, il termine morare, non morire. Allora sarebbe: laddove de' i miei simili io non debba morare. E' meno forte, di morire, però... Però ha strane evocazioni - almeno in me. Tipo: laddove de' i miei simili io non debba inmorare. Oppure: laddove de' i miei simili io non debba dimorare.
Certamente forzo le cose come mi pare, ma se avvenisse questa morizzazione invece dell'arrossimento, è perché uno prima si inmora de' suoi simili, poi dimora, poi succede qualcosa e moreggia malamente non appena li vede anche da lontano. Allora pensa di fare una drittata rifugiandosi nelle zone misantropicali della terra, ma ci trova un sacco di gente che era arrossita quando era giovane e poi scolorata, dismorata in altro dove per non stare più laddove arrossiva morante. Ora, la mora morale del color delle more, quale è?
Che è peggio laddovare ubi non si arrossisca più dei simili immorati, piuttosto che arrossire.
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