Oggi, manifestazione dei "blogger" contro il "bavaglio alla rete".
Leggo questa intervista su Repubblica, che riporto qui di seguito, ed alla fine...mica mi convince!
Ma leggiamola insieme, poi ne parliamo.
Leggo questa intervista su Repubblica, che riporto qui di seguito, ed alla fine...mica mi convince!
Ma leggiamola insieme, poi ne parliamo.
ROMA - In piazza per 24 ore. Una protesta non stop contro il Bavaglio alla Rete. Si parte mercoledì. Appuntamento a mezzanotte in Piazza Montecitorio, a Roma. Una "veglia" animata dal "Comitato per la libertà e il diritto all'informazione e alla conoscenza", il 'cartello' che riunisce le forze protagoniste della manifestazione del primo luglio contro il ddl intercettazioni. Obiettivo: arrivare alla modifica del comma 29 del decreto Alfano, la disposizione che prevede per i blog l'obbligo di rettifica entro 48 ore.
Tra le proposte per correggere la norma c'è quella della "rettifica fai da te", un modo per consentire agli utenti di un blog di intervenire su ciò che viene pubblicato. E per fornire ai blogger la possibilità di eludere l'obbligo di rettifica entro 48 ore previsto dal Ddl. Ne parliamo con Fabio Chiusi, blogger, doppia laurea in Italia e master alla London School of Economics, tra i primi firmatari dell'appello contro il bavaglio alla Rete.
E' una "normativa sbagliata - dice - che non tiene conto delle differenze tra giornalismo professionale e produzione amatoriale delle notizie. E che non garantisce allo stesso modo i blogger e i giornalisti".
Chiusi, non ritiene giusto chiedere ai blogger di garantire un'informazione corretta?
"Credo che da un lato sia impossibile fornire una 'garanzia di correttezza' in Rete e dall'altro che quella garanzia non serva a nulla. In Rete vale il motto 'content is king': chi scrive cose vere viene premiato dai lettori. Chi diffonde notizie false o diffamatorie è punito in termini di visibilità. E se necessario, dalla legge".
Cosa comporta per un blogger far fronte all'obbligo di rettifica?
"Il punto è che il codice deontologico di un blog sono i suoi lettori. Saranno loro a mettere in evidenza un eventuale errore. E a chiedere, tramite i commenti, una rettifica. Succede di sbagliare, ma con un po' di onestà intellettuale tutto si aggiusta. Quando questa viene a mancare, non c'è legge che tenga".
Ipotizziamo: la legge bavaglio passa. I blogger eluderanno la normativa?
"Si pensa a un 'widget', un'applicazione che permetta agli utenti stessi di comporre la rettifica e pubblicarla sul blog. Ne ha parlato l'avvocato Guido Scorza, uno dei maggiori esperti, in Italia, di diritto sulla Rete. Poi si potrebbe pensare a server localizzati all'estero. Ma su questo il dibattito è aperto, e non tutti sono disposti a giurare che basti per evitare di ricadere sotto l'ombrello del decreto Alfano".
Il 29 luglio sarete a Montecitorio. Cosa chiedete alla maggioranza e cosa vi aspettate dall'opposizione?
"La libertà di espressione sul web non va ridotta a una campagna dell'opposizione. Detto questo, la direzione del governo è sbagliata. L'accesso alla Rete è un diritto fondamentale. E assicurarlo dovrebbe essere preoccupazione del legislatore. Del resto sono le posizioni di Fini: non capisco perché la sua maggioranza faccia di tutto per smentirle".
Tra le proposte per correggere la norma c'è quella della "rettifica fai da te", un modo per consentire agli utenti di un blog di intervenire su ciò che viene pubblicato. E per fornire ai blogger la possibilità di eludere l'obbligo di rettifica entro 48 ore previsto dal Ddl. Ne parliamo con Fabio Chiusi, blogger, doppia laurea in Italia e master alla London School of Economics, tra i primi firmatari dell'appello contro il bavaglio alla Rete.
E' una "normativa sbagliata - dice - che non tiene conto delle differenze tra giornalismo professionale e produzione amatoriale delle notizie. E che non garantisce allo stesso modo i blogger e i giornalisti".
Chiusi, non ritiene giusto chiedere ai blogger di garantire un'informazione corretta?
"Credo che da un lato sia impossibile fornire una 'garanzia di correttezza' in Rete e dall'altro che quella garanzia non serva a nulla. In Rete vale il motto 'content is king': chi scrive cose vere viene premiato dai lettori. Chi diffonde notizie false o diffamatorie è punito in termini di visibilità. E se necessario, dalla legge".
Cosa comporta per un blogger far fronte all'obbligo di rettifica?
"Il punto è che il codice deontologico di un blog sono i suoi lettori. Saranno loro a mettere in evidenza un eventuale errore. E a chiedere, tramite i commenti, una rettifica. Succede di sbagliare, ma con un po' di onestà intellettuale tutto si aggiusta. Quando questa viene a mancare, non c'è legge che tenga".
Ipotizziamo: la legge bavaglio passa. I blogger eluderanno la normativa?
"Si pensa a un 'widget', un'applicazione che permetta agli utenti stessi di comporre la rettifica e pubblicarla sul blog. Ne ha parlato l'avvocato Guido Scorza, uno dei maggiori esperti, in Italia, di diritto sulla Rete. Poi si potrebbe pensare a server localizzati all'estero. Ma su questo il dibattito è aperto, e non tutti sono disposti a giurare che basti per evitare di ricadere sotto l'ombrello del decreto Alfano".
Il 29 luglio sarete a Montecitorio. Cosa chiedete alla maggioranza e cosa vi aspettate dall'opposizione?
"La libertà di espressione sul web non va ridotta a una campagna dell'opposizione. Detto questo, la direzione del governo è sbagliata. L'accesso alla Rete è un diritto fondamentale. E assicurarlo dovrebbe essere preoccupazione del legislatore. Del resto sono le posizioni di Fini: non capisco perché la sua maggioranza faccia di tutto per smentirle".
Mumble mumble.
Parliamo solo di questo comma specifico, il 28.
Io, alla fine, non vedo cosa ci sia di male, nell'applicare alla informazione su rete le stesse regole che si applicano fuori.
Ovvero: perchè mai uno che dice cose in pubblico dovrebbe essere autorizzato ad essere "meno responsabile di quello che dice" se lo fa sul web piuttosto che sulla carta stampata?
Ovvero: perchè il web dovrebbe essere uno spazio "più aperto" o "meno regolato" del resto dell'universo della comunicazione? In base a quale concetto?
Chiusi dice: "E' una normativa sbagliata che non tiene conto delle differenze tra giornalismo professionale e produzione amatoriale delle notizie. E che non garantisce allo stesso modo i blogger e i giornalisti".
Dunque, ammette e delinea una netta differenza tra "giornalismo professionale" e "produzione amatoriale delle notizie " (bleah...).
E la domanda è: cosa ce ne facciamo, realmente, della seconda?
Davvero abbiamo bisogno di una "produzione amatoriale delle notizie"?
La maggior parte dei blogger (incluso me) esprime opinioni su notizie rese note altrove: non crea notizie, semplicemente le usa.
Quindi, non dovrebbe essere minimamente toccato da questa norma. A meno che le sue opinioni non diventino rilevanti da un punto di vista penale: beh, in questo caso mi sembra sacrosanto che uno, prima di scrivere, PENSI a quello che sta scrivendo. E se ne assuma le responsabilità.
Se BloggerA scrive un post in cui afferma che "Tizio è un ladro" e poi se ne va in ferie per una settimana, non mettendosi nelle condizioni di rettificare se Tizio reclama la difesa della propria onorabilità, permettete che questo sia un problema di BloggerA e non di Tizio?
E che sia giusto che BloggerA paghi per la stupidaggine che ha scritto, se la cosa non è vera?
Ci sono blog (ne gestisco uno anch'io) che in qualche modo, in effetti, generano una "produzione amatoriale delle notizie". Blog di liste civiche, di associazioni, che possono "recepire" sul territorio notizie che non sono state pubblicate sui giornali. E, in completa autonomia (lo faccio anch'io, a volte), possono decidere di pubblicare autonomamente queste "notizie" sulla rete.
Beh, permettete che anche in questo caso chi lo fa corra almeno gli stessi rischi che corre un giornalista quando pubblica su carta?
Se il blogger in questione non è un giornalista, questo non lo autorizza a pubblicare "parole in libertà": può segnalare il fatto ad un giornalista vero, che si preoccuperà di verificare le fonti, di accertare l'accertabile, ed infine pubblicare - sotto la sua personale responsabilità e con la sua firma esplicita - quanto sia pubblicabile.
Se il blogger decide di fare il giornalista, beh, se ne assuma anche gli oneri ed i rischi.
Troppo comodo, per un "luposelvatico" qualsiasi, mettersi a pubblicare "notizie amatoriali inedite", neppure firmate con nome e cognome, e poi invocare la "zona franca" del web per non pagare il dazio in caso di violazione delle leggi.
Ancora Chiusi: "Il punto è che il codice deontologico di un blog sono i suoi lettori. Saranno loro a mettere in evidenza un eventuale errore. E a chiedere, tramite i commenti, una rettifica. Succede di sbagliare, ma con un po' di onestà intellettuale tutto si aggiusta. Quando questa viene a mancare, non c'è legge che tenga".
Mamma mia, ma vi rendete conto di quel che dice? Un autentico trionfo dell'irresponsabilità: non si può affrontare un argomento cosi' serio come l'informazione con una simile approssimazione ed un simile pressapochismo.
"Tutto s'aggiusta". Ma siamo matti?
La verità dei fatti, in questa dichiarazione, sembra una variabile dipendente dal "successo" della notizia presso i lettori. Ovvero, la stessa cosa che rende insopportabile il TG1 di Minzolini.
"Succede di sbagliare". Embè, succede anche di pagare. Passi col rosso, e paghi la multa: dici una minchiata che arriva a decine, centinaia di persone, e paghi la multa. Where is the problem? La prossima volta ci stai più attento, come con il semaforo.
"Ofelè, fa 'l tò meste", si dice a Milano.
"Siamo giornalisti o blogger?" direbbe Totò.
La libertà di accesso alla rete, la libertà di espressione non devono significare libertà di minchiata.
Le minchiate non arricchiscono la democrazia, la inquinano, le rendono torbida, nascondono le cose importanti dietro la nebbia delle cose inutili.
Chi ha i numeri per fare il giornalista lo faccia, e dia "notizie".
Noialtri blogger, continuiamo tranquillamente ad esprimere "opinioni" senza adombrare il martirio: nessuno ci perseguiterà per una attività così inutile ed innocua.
5 commenti:
Certo che, detto così...mumble mumble.
In effetti il tuo ragionamento non fa una piega. Mi preoccupa pero' questo post di Luciano Comida:
http://lucianoidefix.typepad.com/nuovo_ringhio_di_idefix_l/2010/07/chiudiamo-la-rete-con-il-comma-28.html
secondo il quale (spero che si sbagli) l'obbligo di rettifica vale anche per eventuali commenti che ti lasciano gli altri.
Tu che ne dici?
Penso che, se lasci aperto il blog ai commenti senza moderazione, in fondo è come se lasciassi aperto uno spazio pubblico incontrollato, di cui comunque hai la responsabilità tu. Quindi, non sono contrario nemmeno a questo: se in questo spazio un pazzo si mette ad insultare qualcuno, l'effetto è che questo qualcuno è stato insultato, su uno spazio messo a disposizione da me, perchè io non ho messo in atto nessun meccanismo per impedirlo.
Un po' come si chiude la porta di casa quando si va in vacanza, basterà semplicemente preoccuparsi di mettere i commenti in moderazione quando non si ha la possibilità di controllarli con opportuna frequenza.
(Luposelvatico)
Io quel comma non lo condivido in primis perché ritengo che già ci siano sturmenti idonei per controbattere certe anomalie. Inoltre, trovo strano chiedere 12.500 euro d'ufficio se non rettifichi entro 2 giorni. E poi cmq gli strumenti giuridici per agire e chiedere la rettifica ci sono già. "Rafforzarli" in questo modo lo trovo, ripeto, strano e sospetto. Se poi uno scrive di un altro che é un ladro si tratta di diffamazione ed il reato già esiste. Non dimentichiamo che il comma 29 si sarebbe applicato anche nel caso in cui io avessi scritto una notizia vera (per es Scajola indagato per ...). In tal caso, con la legge bavaglio, io avrei dovuto rettificare cmq una notizia VERA! In realtà il comma 29 non stabilisce un vero obbligo di rettifica per una notizia non vera ma oer qualunque cosa, qualunque cosa che io non abbia il diritto di pubblicare in base a quello che era ed ancora é il DDL bavaglio. Aggiungo poi che la rettifica, per definizione, riguarda un fatto inesatto e non può riguardare un'opinione.
Quindi in quel caso, non potremmo e non dovremmo applicare questo comma ma altre norme. Inoltre quel comma é inserito in un DDL molto più subdolo come ben sai....
Teniamo conto che ci sono poi i commenti con cui chiunque può chiedere al blogger correzioni e la possibilità di contattare il blogger anche via mail. Ecco, se proprio dovessi stabilire un obbligo, io obbligherei tutti i blogger ad avere una mail pubblica per poter essere cmq contattati per qualunque questione.
Detto questo, concordo con te che la libertà d'espressione non deve MAI essere scambiata con l'anarchia totale votata all'insulto più becero.
Ma per questi casi, le leggi già esistono e giustamente devono essere applicate.
Ciao :-)))
Daniele
PS: quanto ai commenti di terzi, se sono lesivi della dignità di terzi, possono benissimo essere anche rimossi dal blogger. Ma l'obbligo così stringente temporale lo trovo assurdo. Mica ci pagano.... Qui siamo equiparati ai giornalisti solo per i doveri ma... i diritti? Ed i soldi? Scusa se sembro venale lol, ma, allora in tal caso, se diventa un impegno "professionale" tout court, oneri ed onori :-)))
Posta un commento