Questa mattina ho ascoltato una intervista telefonica al Ministro della Pubblica Amministrazione, Patroni Griffi, quello che twittava felice sulle 4200 eccedenze della P.A. (vedi post precedente).
Ha affermato che le "eccedenze" non sono ancora definitive, ed è prevedibile che le "teste" di troppo nella Pubblica Amministrazione, alla fine, potrebbero essere fino a 2000 di più.
Ha anche voluto sottolineare, con una inequivocabile nota di orgoglio nella voce, che quei posti verranno cancellati DEFINITIVAMENTE, e non saranno mai più ricoperti.
Agghiacciante.
Un Ministro della Repubblica di un paese in crisi che SI VANTA di distruggere in modo irreversibile migliaia di posti di lavoro e di rispettivi redditi. Che gioisce dell'angoscia, del panico, della paura altrui.
Un governo che si mette GIOIOSAMENTE a giocare allo stesso gioco assassino del Mercato.
Intanto, una indagine realizzata dal Censis rivela oggi che:
"Domina il pessimismo per il timore di avere troppo pochi soldi, regole che cambiano continuamente,
paura di perdere il lavoro e di non poter più versare i contributi
Timore per pensioni pubbliche troppo basse, regole che cambiano
continuamente, paura di perdere il lavoro e di non poter versare i
contributi: si tinge di nero l’orizzonte della vecchiaia degli italiani.
Già oggi la previdenza pubblica è fatta di pensioni basse. Degli 11,6
milioni di pensionati con pensione di vecchiaia, più di 4 milioni
(oltre il 35%) beneficia di un assegno pensionistico inferiore a 1.000
euro. Di questi, 741mila (il 6,4%) ricevono meno di 500 euro al mese. E
il futuro non sarà più roseo. I lavoratori italiani pensano che quando
andranno in pensione riceveranno un assegno pari in media al 55% del
proprio reddito attuale. Un quarto dei lavoratori crede che avrà una
pensione inferiore al 50% del reddito da lavoro e il 43% che al massimo
sarà compresa tra il 50% e il 60% del reddito. È quanto emerge da una
ricerca realizzata dal Censis per la Covip
In particolare, i dipendenti pubblici si aspettano una pensione pari
al 62% del loro reddito, i dipendenti privati pari al 55% e gli
autonomi al 51%. I giovani di 18-34 anni prevedono che avranno una
pensione pari al 54% del reddito e i più anziani pari al 60%. Secondo
l’opinione del 46% degli attuali occupati si va incontro a una vecchiaia
di ristrettezze, senza grandi risorse da spendere: il 24,5% ritiene che
non potrà vivere nell’agiatezza, anche se qualche sfizio potrà
toglierselo, il 21,5% afferma che la situazione è molto incerta e non
riesce a immaginare come sarà la propria vecchiaia. Solo l’8% pensa che
potrà godersi un po’ di serenità anche grazie a buoni redditi.
L’84% dei lavoratori italiani è convinto che le regole della
previdenza cambieranno ancora. La loro variabilità genera inquietudine
e, nella crisi, le pensioni diventano il catalizzatore delle paure.
L’insicurezza riguarda anche il percorso previdenziale personale: il 34%
dei lavoratori (percentuale che sale al 41% tra i dipendenti privati)
teme di perdere il lavoro e di rimanere senza contribuzione, il 25% di
dover affrontare una fase di precarietà con una contribuzione
intermittente, il 19% di avere difficoltà a costruirsi, oltre la
pensione pubblica, fonti integrative di reddito, come ad esempio la
previdenza complementare. Lo «stop and go» normativo mina la fiducia
nella certezza delle regole della previdenza e nella sua capacità di
dare sicurezza alle persone in vista di una prolungata longevità. Nella
crisi la previdenza, come sistema e come percorso personale, catalizza
paure e incertezze, creando ansia piuttosto che sicurezza."
E Patroni Griffi, intanto, gioisce orgoglioso delle nostre paure.
Oh, certo: è veramente terribile la violenza che si vede nelle manifestazioni, eh?
La distruzione della speranza, della fiducia, dell'idea del futuro proprio e dei propri figli, invece, è un pranzo di gala.
Il fatto che il 90% delle imposte in Italia sia ormai pagato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, è giustizia.
Il fatto che l'incidenza dei salari sul PIL sia diminuita del 9% tra il 1999 ed il 2007, è rispetto per il lavoro.
(Dati rilevati da "La lotta di classe dopo la lotta di classe", di Luciano Gallino).
(Dati rilevati da "La lotta di classe dopo la lotta di classe", di Luciano Gallino).
In questi giorni si sente parlare di una possibile lista Monti, unica possibilità per "rassicurare i mercati".
Che bisogno c'è di rassicurarli ancora?
I governi ed i mercati ormai si confondono. Anzi, sono la stessa cosa: lavorano duro per la nostra infelicità, per l'arricchimento di pochi e l'impoverimento di tutti gli altri.
Usano lo stesso linguaggio ("merito", "competitività", "compatibilità", "debito") per mascherare e accrescere il privilegio.
I governi ed i mercati ormai si confondono. Anzi, sono la stessa cosa: lavorano duro per la nostra infelicità, per l'arricchimento di pochi e l'impoverimento di tutti gli altri.
Usano lo stesso linguaggio ("merito", "competitività", "compatibilità", "debito") per mascherare e accrescere il privilegio.
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