Sono d'accordo con voi: la contabilità necrofila, cioè il computo ed il confronto delle vittime delle parti coinvolte in un conflitto, è una cosa raccapricciante.
Si rischia di ragionare sui numeri e perdere di vista che dietro quelle cifre ci sono (c'erano) persone come noi, storie, vite ordinarie.
In questi casi io tento di ricondurre i numeri (che sono sempre spaventosi) a qualcosa di riconoscibile e riconducibile alle persone.
Allora: il TG di ieri sera diceva che il conflitto israeliano-libanese (so che la definizione è impropria) ha causato sinora la morte di 600 civili in Libano e di alcune decine in Israele.
Anche se il conflitto è spaventoso come tutti i conflitti, i numeri consentono ancora di percepire le dimensioni del dramma (se proseguirà, non ce la si farà più).
Io non credo di conoscere 600 persone: stimo di conoscerne 100-150, e quando dico "conoscere" intendo disporre di una quantità discreta di informazioni sulla loro esistenza e sul loro modo di essere, sufficiente a creare uno scambio di emozioni.
Ecco, tra queste 100-150 ho rapporti più approfonditi con poche decine, e rapporti di amicizia con meno di dieci (sono ormai un vecchio orso misantropo e senza energie).
Se penso alla complessità che popola la vita dei miei amici, di cui io colgo una parte infinitesimale, ed alla rete di relazioni e amicizie che da ognuno di essi si diparte, mi rendo conto che il patrimonio umano che di cui sto parlando ha valore e dimensioni inestimabili.
Ora, se un conflitto uccidesse i miei amici, io avrei una percezione (terribile), anche se imperfetta, della GRAVITA' della perdita, della sua intollerabilità: penso sia quello che prova chi vive lì, e che d'improvviso questa perdita subisce, senza poterla comprendere nè razionalizzare.
Perdita che è irreparabile per chi quel patrimonio conosceva, ma è irreparabile anche per il mondo: spazzare via quelle vite significa distruggere un patrimonio di unicità e diversità assolutamente non replicabile; spezzare legami, cancellare sogni, annullare abilità, competenze, modi di essere, abitudini, tic, manie, smorfie, carezze...
Cercare di trasformare quel freddo numero in visi di persone amate e care, è l'unico modo per capire quanto schifosa, ingiusta, irreparabile sia sempre la guerra.
4 commenti:
bello, serio e pieno di sensibilittà...non posso che concordare.
Ciao Lupo, ci si rilegge a fine mese.
P.S.
Come al solito gran bel post
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