martedì, giugno 30, 2009

Via da qui, cercando il silenzio

E' con vera gioia che mi accingo ad andare oltre le frontiere di questo paese malato per un piccolo periodo di vacanza: anche se la sospensione degli accordi di Schengen in occasione del G8 dell'Aquila mi ricorderà anche fisicamente, con una prevedibile coda al confine, che quella che chiamiamo libertà è un concetto che si sta sgretolando sotto i nostri piedi giorno dopo giorno.
Sento sul cuore e sull'anima il peso insostenibile di un paese spezzato, separato, dilaniato; ed anche se nelle mie comunità di appartenenza ritrovo voglia e passione, e la sensazione di contare qualcosa, e la voglia di fare resiste e si rafforza, se solo alzo lo sguardo mi van via le parole.
Chi, a parte i preziosi amici con cui condividere abbracci, risate e pensieri, è ancora in grado di ascoltare e condividere un ragionamento?
Lo spazio intorno a me è sempre più colmo di voci alterate, condite da suoni gutturali, che non cessano di urlare slogan vuoti e insulsi.
Sento con dolore, ogni giorno, le parole stuprate dalla menzogna, dalla irrisione: dal disprezzo verso la responsabilità di quel che si dice, prima ancora che verso un qualsiasi concetto di verità.
Mi fanno schifo a tal punto che non le sopporto più, quelle bocche e quelle parole, non sopporto nemmeno più il suono che emettono.
Vorrei urlare loro di smetterla, di fare tutte le porcate che vogliono ma di non sporcare il linguaggio: perchè le parole per me servono ad avvicinarci, e quelle pronunciate da loro mi respingono sempre.

Un'altra volta, dunque, come mi accade spesso, mi coglie una profonda voglia di silenzio: e mi sembra che, se tacessimo d'improvviso tutti, questo silenzio potrebbe comunicare qualcosa.

Ed anche quelle carogne che non ci ascoltano mai, che ci irridono e ci sfottono, che ci disprezzano, che ci odiano, che calpestano i nostri valori con stivali sporchi di fango e sorrisi strafottenti, che oscurano nel loro caos e nel loro rumore assordante ogni nostra parola...forse, sentendo un enorme, spaventoso, teso silenzio, sarebbero indotte a chiudere per un attimo quelle insopportabili bocche. Forse si spaventerebbero.

Non leggerò i giornali, e non saprò nulla di quello che accadrà qui nei prossimi 15 giorni. Lascerò il cellulare spento, salvo per comunicazioni di servizio, e mi libererò dei veleni quotidiani sudando sui sentieri, o purificandomi nelle acque gelide di un canyon. Niente internet. Niente TV. Alcuni buoni libri, e poi la terra, l'aria, l'acqua, il calore dei miei figli. E panorami, e orizzonti, e tramonti, e cibo semplice, e silenzio, silenzio, silenzio.

Tornerò migliore, e magari più ottimista sulle sorti del mondo.

Ci si rilegge dopo il 20 luglio...un abbraccio a tutti gli amici e lettori.

giovedì, giugno 18, 2009

Intercettazioni: intervista a Giancarlo Caselli

(Dal Blog di Beppe Grillo)

Le intercettazioni servono per catturare i delinquenti. Meno intercettazioni, più stupratori, pedofili, corruttori in libertà. Le intercettazioni non costano, i capitali recuperati, ad esempio per il caso Fiorani, sono maggiori dei costi. Limitare le intercettazioni favorisce i criminali. Chi ha votato questa legge è complice e responsabile. Chi ha votato questa legge è spesso condannato in via definitiva, in primo e secondo grado, indagato, prescritto. Parlamentari con il curriculum e l'esperienza adatta per concepire e approvare una legge che favorisce il crimine. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

Giancarlo Caselli: Quello delle intercettazioni è un problema fondamentale per quanto riguarda l'accertamento della verità processuale, delle responsabilità penali, e quindi la tutela efficiente della sicurezza dei cittadini.
E non è problema che uno affronta o si inventa magari oggi, io ho scritto con mio figlio Stefano un libro intitolato "Le due guerre" vuol dire le mie esperienze ai tempi dell'anti terrorismo e poi quelle a Palermo sul versante dell'antimafia, scriviamo: ai tempi del terrorismo si repertavano peli o capelli riferibili a un attentato, prova che oggi col test del Dna oggi sarebbero schiaccianti, all'epoca quel test ancora non esisteva. Se oggi qualcuno imponesse di fare a meno del test Dna si comporterebbe esattamente come coloro che di fatto vogliono, pretendendo il requisito dei gravi indizzi di colpevolezza, vorrebbero impedire di fatto le intercettazioni. Ben strana logica di chi vorrebbe tagliare le unghie degli inquirenti sottraendo loro mezzi di indagine decisivi, un po' come se ai medici si vietassero le radiografie e le risonanze invitandoli a tornare alle sanguisughe della scuola di Esculapio.
Ecco questo è il problema! Se io ho a disposizione un mezzo particolarmente incisivo di indagine, le intercettazioni telefoniche, ambientali,che mi consente - esperienza alla mano statistiche alla mano - di scoprire la verità in una infinità di casi e questo strumento mi viene tolto o le sue potenzialità di impiego vengono drasticamente diminuite, scoprirò meno delinquenti.
Tutelerò assai di meno la sicurezza dei cittadini e soprattutto non si riesce a capire per quale motivo perché mai una cosa che funziona debba essere o tolta o drasticamente ridimensionata! Proprio, io, francamente non lo capisco.
Per quanto riguarda mafia e terrorismo si dice che le cose rimangono inalterate, è abbastanza vero ma non del tutto - magari ci torneremo successivamente - ma al di fuori dell'ambito di mafia e terrorismo chi non è né mafioso né terrorista ma soltanto - dico soltanto tra 112 virgolette - assassino, rapinatore, stupratore, bancarottiere, usuraio, corruttore, pedofilo, sfruttatore di prostitute, trafficante di droga, chi è soltanto queste cose con la nuova disciplina delle intercettazioni vedrà aumentare vertiginosamente le sue possibilità di farla franca perché la nuova norma stabilisce che le intercettazioni si possono disporre soltanto quando ci sono evidenti indizi di colpevolezza, cioè soltanto quando di fatto il colpevole è già identificato, ma siccome un'altra norma dice che le intercettazioni sono possibili soltanto se assolutamente necessarie, se il colpevole è già identificato nella gran parte dei casi niente intercettazioni.
E allora fine o quasi di questo strumento incisivo, importante, decisivo in migliaia di casi di indagine e di accertamento della verità, e conseguentemente aumento del livello di impunità di fior di delinquenti! Con ricadute negative e pesantissime sulla sicurezza dei cittadini, che saranno meno difesi di fronte a delitti gravissimi come quelli che ho elencato. Omicidi, rapine, estorsioni, stupri, pedofilia, traffico di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, corruzione, bancarotta e via seguitando... con una grossa incoerenza! Illogicità, mi verrebbe persino di dire un pochino di schizofrenia nel sistema complessivamente considerato, se questo progetto dovesse diventare legge dello Stato.
Perché questo progetto è sostenuto dalle stesse forze politiche di maggioranza del nostro Paese che un giorno sì e anche l'altro anche gridano sicurezza, sicurezza! Cioè si mette in campo tutto e di più esercito, flotta e ronde, tolleranza zero e poi su un altro versante, quello delle intercettazioni che sono il vero baluardo il vero argine a tutela della sicurezza dei cittadini, la sicurezza sembra diventare improvvisamente con incoerenza, con una discrasia, un optional perché questo baluardo della sicurezza dei cittadini con la nuova norma viene picconato.
Invece di essere mantenuto quanto meno più possibile saldo ecco delle brecce, ecco delle fenditure attraverso le quali molti delinquenti possono sfuggire alla giustizia e conseguentemente la sicurezza dei cittadini è meno tutelata. Allora nominiamo ministro Penelope, quella che di giorno tesseva e di notte disfaceva. Si dice ci sono stati degli abusi. Io non lo so quali e quanti. So che se ci sono stati o se si teme che ci possano essere bisogna adottare i rimedi del caso.
E per quanto riguarda questo profilo il progetto di legge è buono, positivo perché fissa dei paletti rigorosi affinché non sia processualmente utilizato men che mai pubblicato, divulgato ciò che non è funzionale all'accertamento della verità processuale. In parole povere ciò che non c'entra col processo. Ma fissato questo perimetro basta! Al di fuori di questo perimetro ridurre le potenzialità di questo strumento importante e decisivo che è l'intercettazione è un siluro sotto la linea di galleggiamento della sicurezza dei cittadini. Barriere a protezione del potere e soprattutto delle sue eventuali deviazioni.
Ebbene le intercettazioni queste barriere le oltrepassano. Mettono a nudo il potere disvelando anche ciò che il potere vorrebbe tenere nascosto. Forse è per questo motivo che le intercettazioni a una certa politica non vanno giù. Ma per meglio tutelare gli interessi di questa certa politica ecco che si mettono a rischio gli interessi di tutti i cittadini italiani per quanto riguarda la loro sicurezza. Ancora qualche considerazione. Frequentissimamente si sente dire di un'Italia tutta quanta intercettata, sostanziale falsità, un luogo comune quantomeno un'esagerazione propagandistica perché - parlo dei dati della procura di Torino nella quale lavoro - ogni anno a Torino si scrivono 170 mila fascicoli all'interno dei quali vi sono attività di intercettazione soltanto per lo 0,2 per cento del totale. Allora dove sono tutti gli italiani intercettati? Dov'è quel grande fratello di cui disinvoltamente si favoleggia. Nel 2008 sono stati 5 mila. Ma attenzione! Non vuol dire 5 mila persone intercettate vuol dire 5 mila telefoni complessivamente controllati perché sappiamo benissimo che ogni soggetto può avere a disposizione molte schede.
Le spese: si dice spendete troppo. A parte che se si spende tanto è perché c'è tanta criminalità, tanta illegalità da fronteggiare e questo strumento è indispensabile per fronteggiarla adeguatamente. Bè ma anche qui si sono fatte cose importanti che non vengono mai dette, anzi vengono cancellate. Ancora una volta con riferimento alla procura di Torino in 5 anni le spese sono diminuite del 75 per cento, incrementando i livelli di sicurezza e sempre rispettando i requisiti prescritti dal garante della privacy. Allora le cose funzionano! Quantomeno possono ottimamente funzionare o sempre meglio funzionare.

Blog: In termini di numeri quante intercettazioni in meno si potranno fare a Torino?

Giancarlo Caselli: E' venuto fuori un dato complessivamente considerando il lavoro dell'intero ufficio che vedrà ridurre almeno del 50 per cento il numero delle intercettazioni. Almeno la metà di coloro che attualmente riusciamo a individuare come responsabili la faranno franca, e attenzione, ho sempre parlato di individuazione di colpevoli.
Le intercettazioni molte volte servono anche per scagionare gli innocenti che sono stati ingiustamente accusati sembra invece che i cittadini italiani siano in preda a una sorta di ipnosi malefica. Supponiamo che qualcuno del governo della maggioranza vada all'Ordine dei medici e dica: voi avete le radiografie, da domani non le adoperate più perché sono invasive. Limitatevi a battere con le nocche sulla schiena del paziente a fargli dire 33. Se succedesse questo ci sarebbe una rivolta generale, leghisti, democratici di sinistra, berlusconiani, finiani, uomini e donne, giovani e vecchi di tutte le appartenenze culturali, politiche, sociali, geografiche si rivolterebbero perché con la salute non si scherza.
Qui sta succedendo un po' la stessa cosa. Dalla sicurezza sanitaria passiamo alla sicurezza sociale. Con questo progetto è come se qualcuno andasse dalle forze dell'ordine della magistratura e dicesse: voi avete le intercettazioni, mezzo incisivo e potente di accertamento della verità, scordatevele! Da domani tornate ai vecchi sistemi, la soffiata di qualche confidente della Polizia o dei Carabinieri perché? Perché sono invasive anche queste.
Per quanto riguarda la sicurezza sociale tutto sta passando, ripeto, nell'indifferenza generale. Anche questo secondo me è preoccupante.

ESCLUSIVO: presto Berlusconi si trasferirà all'estero

Lo fa capire chiaramente il Ministro Carfagna nel suo blog, in questo post del 20 maggio scorso.


"Negli ultimi mesi il fenomeno della prostituzione su strada nel nostro Paese si è ridotto, ma le organizzazioni criminali stanno spostando la loro attività illecita all'estero: con il disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri vogliamo far capire che l'Italia non sarà un mercato facile per la prostituzione". Così il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, è intervenuta questa mattina al convegno "Sulla dignità non si tratta", organizzato dalla comunità Papa Giovani XXIII sul tema delle nuove forme di schiavitù.

"I dati delle forze dell'ordine ci dicono che il 75% della prostituzione si pratica in strada e che il giro d'affari gestito dal crimine organizzato si aggira intorno ai 90 milioni di euro al mese. Ora, le politiche di contrasto del governo hanno portato a una riduzione di questo fenomeno", ha detto il Ministro.

"Appare difficile - ha aggiunto Carfagna - che la prostituzione possa spostarsi dai marciapiede all'interno dei condomini, dove il controllo reciproco è più forte: il racket, non potendo correre il rischio di vedere vanificati i suoi 'investimenti' da qualche denuncia, si sposta dunque verso quei Paesi dove non ci sono norme severe come quelle che stiamo approvando. Mi auguro che anche altri governi possano produrre leggi altrettanto rigide''.

Illustrando l'impianto normativo del disegno di legge che porta la sua firma - approvato dal Cdm e ora in Commissione al Senato -, il Ministro ha spiegato che "il ddl vuole dissuadere i clienti, senza criminalizzare però le prostitute, che restano l'anello debole della catena. E' proprio pensando alla condizione di queste donne a cui viene sfregiata la dignità che vogliamo intervenire introducendo il reato della prostituzione in pubblico". Quanto all'efficacia della legge, ha proseguito il Ministro, "è già testimoniata dalle ordinanze comunali adottate nei mesi scorsi da alcuni sindaci e che hanno riproposto quasi totalmente il ddl governativo''.

Il Ministro, infine, ha auspicato che il provvedimento venga approvato quanto prima "senza stravolgimenti. Porteremo avanti la nostra battaglia per le donne che vedono calpestata la propria libertà".

Quando il servo supera il padrone

L'intervista dell'avvocato Ghedini al Corriere della Sera è stupenda, nella sua tragicità morale.
Conferma con serenità tutto quello che sappiamo già: il disprezzo di costoro per le donne, per le persone in genere, e per tutto quel che si può avere da una posizione di potere - senza neppure doverlo comprare.
"Pensare che Berlusconi abbia biso­gno di pagare 2.000 euro una ragaz­za, perché vada con lui, mi sembra un po’ troppo. Penso che potrebbe averne grandi quantitativi, gratis. Eppoi, Berlusconi ha grande rispet­to per il mondo femminile e nessu­na attitudine a pagare una donna per avere rapporti con lui."
"Se fosse stata nell’entourage di Berlusconi non avrebbe preso 7 vo­ti con una lista civica. Dalla rappre­sentazione che dà di sé, non ne esce un profilo edificante".
Resta la domanda: ma questo paese è così irrimediabilmente corrotto, bugiardo e immorale, da potersi ancora rispecchiare a lungo in tutto questo?

«Il premier? Non ha mai pagato le donne»

Parla Ghedini, il legale del Cavaliere

Nic­colò Ghedini (La Presse)
Nic­colò Ghedini (La Presse)
ROMA — La frase è involuta e anche inopportuna: «Ancorché fos­sero vere le indicazioni di questa ra­gazza, e vere non sono, il premier sarebbe, secondo la ricostruzione, l’utilizzatore finale e quindi mai pe­nalmente punibile...». Parole che si riferiscono a una donna e quindi capaci di provocare più di un grat­tacapo all’avvocato-deputato Nic­colò Ghedini. Come sempre, però, il consigliere del presidente Silvio Berlusconi non si tira indietro da­vanti all’ennesimo match.
Scusi, avvocato, ma come le è venuto in mente di parlare di «uti­lizzatore finale» quando c’è di mezzo una donna?
«Il termine 'utilizzatore finale' era riferito a una domanda di natu­ra tecnico giuridica. Il codice utiliz­za in materia varie dizioni — tra cui prostituzione, pornografia, ma­teriale pornografico — tutte conno­tate da disvalore giuridico e riferite a norme che distinguono con gran­de chiarezza diverse responsabili­tà. Ecco, si trattava dell’esemplifica­zione di uno schema giuridico».
Certo. Ma, a rileggere la sua fra­se, si ha l’impressione che la don­na sia assimilata a una bottiglia di champagne che si porta quan­do si va a cena da qualcuno.
«Non è così, assolutamente. Mi spiace ma il linguaggio tecnico è quello: colui che riceve è l’utilizza­tore finale. Può essere un linguag­gio crudo ma è così».
Notizie dalla procura di Bari, ne ha?
«Mi pare che la procura prospet­ti che c’è un’indagine: nei confron­ti del Tarantini mica di Berlusconi. Il presidente non c’entra nulla».
Patrizia D’Addario sostiene di essere andata alle cene a palazzo Grazioli, dopo aver chiesto e otte­nuto 2.000 euro per il disturbo.
«Secondo lo schema disegnato dalla D’Addario, che a noi non ri­sulta corretto, Berlusconi sarebbe soggetto inconsapevole. Se io vado a casa del presidente e per far bella figura, presentandomi con una bel­la donna, pago un’accompagnatri­ce è difficile che lui possa saperlo».
E se l’accompagnatrice si trat­tiene dopo cena?
«Se una di queste persone doves­se avere rapporti con lui, continue­rebbe a non sapere e quindi non può avere né una implicazione di natura giuridica né morale».
Qualora la storia fosse in que­sti termini, la responsabilità è pe­nale di chi ti porta la ragazza?
«Non c’è alcuna possibilità che ci sia un collegamento tra il presi­dente e questa indagine».
Che idea si è fatto di Patrizia D’Addario?
«Dice cose prive di fondamento, a quanto mi è dato sapere. Non de­sta in noi alcuna preoccupazione se non il fastidio di doverci occupa­re di queste cose. La situazione è ri­sibile: il presidente Berlusconi, che è dedicato al lavoro h24, è uomo ricco di denari e ricco di simpatia e di voglia di vivere...».
Quindi?
«Certamente non ha bisogno che qualcuno gli porti le donne. Pensare che Berlusconi abbia biso­gno di pagare 2.000 euro una ragaz­za, perché vada con lui, mi sembra un po’ troppo. Penso che potrebbe averne grandi quantitativi, gratis. Eppoi, Berlusconi ha grande rispet­to per il mondo femminile e nessu­na attitudine a pagare una donna per avere rapporti con lui».
La D’Addario si aspettava favo­ri dall’entourage del presidente?
«Se fosse stata nell’entourage di Berlusconi non avrebbe preso 7 vo­ti con una lista civica. Dalla rappre­sentazione che dà di sé, non ne esce un profilo edificante».
Azioni legali?
«Valuteremo. Il presidente si oc­cupa di cose serie. Lo faremo quan­do ne avrà il tempo».

Dino Martirano
18 giugno 2009

martedì, giugno 16, 2009

Percezioni e realtà: Kennedy versus Nixon

Io in genere guardo la televisione soltanto mentre stiro, quindi mi perdo probabilmente un sacco di roba interessante (sono pure vittima del digital divide ed a casa navigo a 56kB, quindi non posso nemmeno sognarmi di scaricare le puntate dei programmi interessanti per rivederle sul pc).
Questo superfluo incipit, degno della vecchia rubrica di Cuore "Chi se ne frega", mi serve solo ad introdurre il fatto che ieri sera ho visto - assolutamente per caso - una puntata di una trasmissione che si chiama "Correva l'anno" su RaiTre.
L'argomento della puntata era il confronto tra le vite e le carriere di John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon. Che nel mio (poco informato) immaginario erano collocati, fino a ieri, in due campi netti e distinti: Kennedy tra i buoni (democratico, giovane, simpatico, collocato nel mito da una morte tragica) e Nixon tra i cattivi (perchè antipatico, arrogante, bugiardo, e costretto ad umilianti dimissioni per evitare l'impeachment in seguito allo scandalo Watergate).
La sorpresa giunge fin dall'inizio: Nixon è l'ennesimo figlio di una famiglia contadina e quacchera indebitata fino al midollo, con i fratelli devastati dalla tubercolosi; Kennedy è figlio privilegiato di una delle famiglie cattoliche più ricche d'America, destinato sin dalla nascita al successo da un padre il cui motto è "per conquistare il potere servono tre cose: il denaro, il denaro ed ancora il denaro".
Il primo trova negli studi legali e nella politica, tra le fila del Partito Repubblicano, gli strumenti del riscatto e della promozione sociale: il secondo non ne ha bisogno, alla ricchezza si aggiunge una bellezza ed una capacità di suscitare empatia che gli aprono tutte le strade.
Dalla seconda Guerra Mondiale Nixon torna come un reduce qualunque, mentre Kennedy diventerà un eroe di guerra, dimostrando anche stoffa e coraggio. La morte in azione del fratello maggiore, Joe, fa sì che il padre metta il secondogenito sulla strada della politica.

Nixon, in quegli anni, si fa strada nel partito con un atteggiamento rude ed arrogante, che non lesina feroci attacchi personali agli avversari (democratici o di partito) che gli sbarrano la strada. Usa l'anticomunismo come arma strategica, facendosi eleggere nella commissione McCarthy. Così, dopo la prima elezione nel 1946 alla Camera dei rappresentanti, la sua carriera politica è così veloce da farlo diventare, nel 1952, il più giovane vicepresidente della storia degli Stati Uniti, al fianco di Eisenhower.
Accusato di aver stornato fondi elettorali per uso personale, va in televisione durante la campagna elettorale per difendersi pubblicamente, e si fa notare per l'uso sapiente di una comunicazione "personale" densa di elementi retorici che colpiscono gli americani; ed infatti salva la carriera e la candidatura.
Riveste la carica per 8 anni, vista le rielezione alla Presidenza dell'eroe della Seconda Guerra Mondiale, caratterizzandola con una intensa attività diplomatica che tenta, in piena Guerra Fredda, di allentare le tensioni con l'Unione Sovietica.
Nel 1960 si candida alla Presidenza, ma deve fare i conti con l'astro nascente di JFK.
Durante la campagna elettorale, Nixon cade vittima di seri problemi di salute, mentre Kennedy (che nel frattempo si è sposato con Jacqueline Bouvier, una bella ed elegante ragazza che gli permetterà di rappresentare appieno il "sogno americano") sembra aver risolti almeno in parte i suoi (era affetto dal morbo di Addison).
Quando i due si presentano al confronto televisivo, seguito da 70 milioni di americani, Kennedy è in splendida forma, e può contare su discorsi di forte impatto emotivo: Nixon è malrasato, troppo magro in abiti troppo grandi, stanco, impacciato, incerto.
A novembre, Kennedy vince le elezioni di misura. Nella notte degli scrutini, mentre Kennedy dorme, Nixon riconosce con serenità la sconfitta.
Mentre la carriera di Nixon sembra inabissarsi, Kennedy cerca di rappresentare l'America nuova e moderna di cui ha proposto l'immagine in campagna elettorale.
In politica estera, si segnalano le continue aggressioni contro Cuba, con il fallito tentativo di sbarco nella Baia dei Porci. Discusse le sue responsabilità nelle vicende che diedero l'avvio alla guerra del Vietnam, ufficialmente avviata dal suo successore Johnson: certo fu il suo avallo all'uccisione del presidente vietnamita Ngo Dinh Dime, per destabilizzare il paese con un colpo di stato. Kennedy si trovò anche di fronte all'avvio di un possibile conflitto nucleare, imponendo il blocco navali alle navi sovietiche che portavano missili nucleari a Cuba.
Sul fronte interno, sul tema dei diritti civili Kennedy non fu così coraggioso come si potrebbe pensare: la sua azione fu fortemente condizionata dai Democratici degli stati del Sud, non meno contrari dei repubblicani ad un riconoscimento dei diritti dei neri.

La sua morte a Dallas (spettacolare e tragica) lo ha consegnato al mito, dopo soli mille giorni di presidenza.

Nixon riemerge dal buio lentamente, e viene ricandidato alla Presidenza nel 1968, conquistandola con un margine risicatissimo: affiancato da Kissinger, durante una presidenza confermata anche per il mandato successivo, ascrive a suo merito il completamento del ritiro delle truppe USA dal Vietnam, la firma del trattato SALT1 con l'URSS di Breznev per la riduzione delle armi nucleari e la distensione con la Cina di Mao.

Ma Nixon verrà perduto dalla sua arroganza e dal suo delirio di onnipotenza: scoperto nel 1972 un piano di spionaggio da lui ordinato nel quartier generale democratico, tenterà di ostacolare le indagini, ma la investigazione condotta da due giornalisti del Washington Post rivelerà la verità ed avvierà il processo di impeachment, a cui Nixon si sottrarrà dando le dimissioni nel 1974.

Il mito positivo di Kennedy e quello negativo di Nixon sono dunque strettamente legati all'inizio (il confronto televisivo tra i due nel 1960) ed alla rispettiva fine del loro periodo di presidenza: ma di certo una rilettura più attenta della storia sfuma le percezioni "radicali" e riconsegna una realtà in cui entrambi i personaggi vivono, come tutti i personaggi di potere, al limite perenne della zona grigia.

venerdì, giugno 12, 2009

Visto che c'è Gheddafi...

...ripubblico questo mio post del 12 settembre 2008:

A noi i fascisti continuano a fare schifo, anche se sono "legittimati dal voto popolare"/2

Dichiarazioni di Silvio Berlusconi alla festa di Azione Giovani a Roma, 11 settembre 2008 (da Repubblica.it):

Elogio di Balbo. Nei giorni in cui il revisionismo sul fascismo torna di moda, Berlusconi si lancia in uno sperticato (e applauditissimo) elogio di Italo Balbo, esuberante gerarca fascista con la passione del volo, spedito dal Duce a fare il governatore in Libia anche per moderarne l'eccessivo e irrequieto individualismo. "Italo Balbo in Libia fece cose egregie, cose buone - lo loda - e questo l'ho ricordato a Gheddafi, ma lui mi ha replicato che aveva fatto, sì, cose buone, ma soprattutto caserme e centrali operative per i colonizzatori".

Dal libro "Genocidio in Libia",di Eric Salerno, SugarCo Ed., citato in questa vecchia dichiarazione di Falco Accame, che alle pagine 117-118 riporta le parole dello storico Giorgio Rochat: "L'Aeroanautica Militare fece la sua prima apparizione in Libia e dopo una prima fase in cui i piloti scaraventavano giù bombe di modeste proporzioni che più che altro spaventavano, si passò all'uso in misura considerevole dei gas velenosi proibiti dalla convenzione di Ginevra e da tutti gli altri accordi internazionali in materia di guerra chimica. Furono bombardamenti "sperimentali", avevano due scopi: da una parte uccidere e terrorizzare la popolazione civile all'interno del paese; dall'altra fornire allo Stato Maggiore italiano elementi di valutazione con cui decidere se utilizzare i gas nella grande avventura coloniale a venire: la conquista dell'impero di Adis Abeba. I risultati conseguiti in Libia dovevano essere veramente confortanti se i militari fascisti in Etiopia decisero di far largo uso di bombe all'iprite. Interi villaggi furono distrutti, migliaia di persone uccise o menomate".

Le dichiarazioni di elogio del fascista Balbo da parte del Presidente del Consiglio sono ancora più gravi, considerato che vengono dopo le riflessioni del Presidente della Repubblica che, amaramente, rilevava che in Italia c'è ancora una grave questione aperta: la mancata accettazione dei principi della Carta Costituzionale da parte di molte componenti del Paese.

Il Presidente del Consiglio, con le sue dichiarazioni, lo conferma nel modo più osceno e sprezzante possibile.

Le porcate dell'anno scorso: l'abolizione dell'ICI sulla prima casa

Della legge sulle intercettazioni (vergognosa, schifosa, repellente) non parlo perchè chi mi legge è informato e non c'è bisogno che aggiunga la mia indignazione a quella di tutte le persone perbene: vale quel che ne hanno scritto i giornali ancora liberi, quel che ci dicono i magistrati, i poliziotti, i giornalisti, gli editori.
Eppure, tutto questo era stato ampiamente annunciato nel programma di governo prima delle elezioni del 2008: eppure lo votarono, e lo hanno rivotato lo stesso.
Visto il dilagare di questa ondata di fascismo che colpisce magistratura e informazione libera, credo che presto, come detto qualche volta per celia, dovremo davvero recuperare i ciclostili dalle cantine e tornare a fare informazione clandestina infilando i volantini nelle buche.

Nel ddl, evidenzia il sito Diritto di critica, si parla anche di internet.

"Il testo introduce nel nostro Ordinamento l’obbligo di rettifica di qualsiasi articolo su richieda della persona “offesa” entro 48 ore, pena una sanzione pecuniaria , da 7.500 a 12.000€ per tutti i titolari di “siti informatici”. Si reintroduce anche il reato di istigazione alla disobbedienza civile, con il quale sarà possibile, senza l’intervento della Magistratura, intimidire e zittire qualsiasi voce di dissenso."

"Il Ddl intercettazioni è un regalo alla mafia ed alla criminalità. Assassini, ladri, corruttori, violentatori, e delinquenti in genere ringraziano sentitamente il Pdl. Mentre i delinquenti resteranno impuniti, i blogger finiranno in galera ed ogni sito internet sarà equiparato ad una testata giornalistica. In un colpo solo si mette il bavaglio alla stampa ed alla rete. Siamo di fronte ad una norma vergognosa che premia i delinquenti, diminuisce la sicurezza, mette il bavaglio all’informazione e limita la libertà d’espressione. Abbiamo presentato un ordine del giorno per evitare il bavaglio alla rete, ma chiaramente il centrodestra lo ha bocciato. Non ci daremo per vinti ed offriremo tutto il supporto ai blogger ed agli utenti di internet attraverso i nostri siti perché non accettiamo limitazioni alla libertà di espressione".
(Dal sito di Italia dei Valori)

Ma per non focalizzarci solo sulle porcate attuali, per quanto gravissime ed abominevoli, ricordiamoci (visto che per molti è tempo di NON pagare) anche di quelle vecchie, come la truffa della abolizione dell'ICI sulla prima casa.

Qui non abbiamo mai avuto dubbi sulla natura truffaldina di quel "regalo", che in realtà porta vantaggi solo agli amici ricchi del presidente del consiglio: ne abbiamo già parlato qui e qui.

Però oggi voglio riportare qui integralmente un post pubblicato a marzo dal blog sullozero, perchè spiega per bene il fondamento della truffa.


Perché l’abolizione dell’ICI sulla prima casa danneggia i redditi medio-bassi

ici-fotogramma--324x230.jpgL’abolizione integrale dell’ICI sulla prima casa, con esclusione delle abitazioni signorili, ville e castelli è stato tra i primi provvedimenti presi dal Governo a giugno 2008, come promesso durante la campagna elettorale.

«L'abolizione dell'Ici sulla prima casa consentirà una spinta allo sviluppo. Intendiamo porre rimedio alla perdita di valore del potere d'acquisto delle famiglie, con il Paese che oggi registra crescita zero». (Silvio Berlusconi, 2008-05-22 Il Sole24Ore.doc)

Ma chi ci guadagna e chi ci perde da questo provvedimento che sicuramente ha raccolto molto consenso?

In Italia ci sono circa 31 milioni di unità immobiliari ad uso abitativo. Di queste, quelle adibite ad abitazione principale (quelle in cui il proprietario ha residenza anagrafica) che pagavano l’ICI prima della sua abolizione era di circa 17 milioni di unità. Naturalmente le case più modeste, ovvero quelle con una rendita catastale bassa (circa 6 milioni), erano già esentate dal pagamento dell’ICI.

Il Governo Prodi con la Finanziaria 2008, aveva incrementato le detrazioni sull’abitazione principale, diminuendo quindi l’ICI per tutti i proprietari di abitazioni principali, ed esentando di conseguenza circa il 40% delle abitazioni (2008-05-22 Il Sole24Ore.doc), quelle più modeste, che pagavano fino a circa 100 euro di ICI all’anno. L’entrata in vigore di questa riduzione era prevista per giugno 2008 ma è stata sostituita dall’abolizione totale, voluta dal Governo Berlusconi.

In altre parole, 7 milioni di famiglie che vivono nelle case più modeste (tendenzialmente famiglie a reddito medio-basso) erano state esentate attraverso la detrazione introdotta dal governo Prodi con la legge Finanziaria 2008, mentre i restanti 10 milioni di famiglie avrebbero comunque pagato meno usufruendo di maggiori detrazioni (costo della manovra Prodi: circa 800 milioni di euro, 2008-05-17 Il Sole24Ore.doc). L’abolizione dell’ICI voluta dal governo Berlusconi ha quindi azzerato l’ICI per i restanti 10 milioni di famiglie, tendenzialmente famiglie a reddito medio-alto (costo della manovra Berlusconi comprensiva degli 800 milioni di euro stanziati dal governo Prodi: circa 2,5-2,6 miliardi di euro, successivamente corretta a circa 3,5-3,7 miliardi di euro dai tecnici del Servizio Bilancio del Senato, 2008-07-03 Il Sole24Ore.doc).

In seguito a tale manovra, le famiglie che continueranno a pagare l’ICI sulla prima casa sono circa 42.400 suddivise in 40.000 abitazioni signorili (A/1) o ville (A/8) e 2400 Castelli o Palazzi (A/9). In sostanza, le prime case di lusso sono solo lo 0,23% del totale (2009-01-13 Il Giornale.doc)

E’ possibile che in tutta Italia, su 31 milioni di case, solo 40.000 siano ville o abitazioni signorili adibite ad abitazione principale?

Perché prima di procedere ad un intervento sull’ICI non si è aggiornato il catasto?

L’unico tentativo in questa direzione era stato fatto dal Governo Prodi con un decreto per attribuire il catasto ai Comuni, provvedimento che sarebbe servito come base per l'aggiornamento degli estimi per adeguarli al valore attuale. Il decreto è stato bocciato dal TAR del Lazio, su ricorso della Confedilizia (2008-05-16 La Repubblica.doc, 2008-05-17 Il Sole24Ore.doc).

ICI Abitazione Principale.JPG

ICI Abitazione Principale

Chi ci guadagna:

I Redditi medio-Alti. Con l’abolizione dell’ICI il governo Berlusconi ha destinato la quota più consistente dello sgravio (circa 3 miliardi di euro) alle famiglie con reddito medio-alto.

L’Evasione Patrimoniale. Non è stata prevista una revisione degli estimi catastali con la conseguenza che solo 40.000 abitazioni su 31 milioni risultano essere abitazioni principali di lusso, ovvero ville o abitazioni signorili. Il criterio per determinare le abitazioni signorili (A/1) risale a oltre 70 anni fa e si basa sulla loro dimensione: per esempio a Milano devono essere di almeno 350 mq, a Roma almeno 220 mq, a Torino almeno 200 mq (2008-05-26 Il Sole24Ore.doc). Un’assurdità.

Chi ci perde:

I Comuni ed i cittadini. Il mancato gettito ICI per i comuni determinerà inevitabilmente a partire dal 2009 un graduale peggioramento dei servizi locali forniti dai comuni stessi (trasporti, illuminazione strade, manutenzioni, cura luoghi pubblici, servizi sociali, ecc…), con una ricaduta su tutti i cittadini soprattutto su quelli più in difficoltà, cioè gli affittuari e i proprietari di case con bassa rendita catastale che tra l’altro non hanno usufruito dell’abolizione dell’ICI stessa. Una stima di quanto perderanno i principali comuni ogni anno è riportata nella seguente Tabella ICI Perdita dei comuni.jpg (2008-05-16 La Repubblica.doc).

Il Federalismo Fiscale. E’ stata abolita l’unica tassa locale ovvero l’unica tassa attraverso cui i contribuenti potevano verificare se nel proprio Comune il sindaco aveva speso bene o male i soldi che gli erano stati affidati. Il federalismo fiscale si basa sulla redistribuzione locale dei tributi e abolire l’unica tassa con tali caratteristiche è palesemente in contraddizione con i continui annunci di chi Governa e ci racconta da anni che si batte per introdurre in Italia tale federalismo. A parole. Nei fatti stiamo andando verso una maggiore centralizzazione delle tasse (tutto a Roma e poi redistribuzione secondo criteri da definire). Sembra una presa in giro e lo sarà fino a quando non ci sveglieremo da questo torpore.

martedì, giugno 09, 2009

La sconfitta ci ha raggiunti ovunque, concedendo pure il bis

Comunali 2004: tre liste nel nostro comunello, vince la lista storica con 425 voti, noi secondi a 416, terza lista a 180. Io entro in Consiglio come terzo consigliere di minoranza in ordine di preferenze.

Comunali 2009: questa volta curiamo tutto per bene. Un porta a porta metodico, un bel programma, la diffusione di un'immagine di squadra con persone preparate e competenti. I candidati presenti e conosciuti nelle frazioni più importanti.

In più, stavolta ci sono solo due liste, e siamo quasi sicuri di farcela.

Risultato: perdiamo di nuovo, i 9 voti di distacco diventano 208 (437 a 645) e - dannata sfiga - vengo di nuovo rieletto come consigliere di minoranza confermando di fatto le preferenze del 2004.
Che è la cosa peggiore che possa capitare, perdere due volte di fila ed essere pure eletto...grrr...

E dopo la batosta e la catarsi collettiva al bar, torno a casa mia (nel comunello di fianco a quello in cui mi sono candidato) per godermi almeno la vittoria della locale lista di centrosinistra...che invece, sotto i miei occhi, perde minuto dopo minuto, nel seggio 2, i 77 voti di vantaggio accumulati nel seggio 1...e finisce per perdere per 13 voti (557 a 570) a favore di una lista filoPDL (i cui supporter, tanto per dare l'idea dei personaggi, festeggiano scorrazzando a manetta per il paese con i quad...).

Insomma, due sconfitte in una sera sola son proprio difficili da digerire.
E il tutto senza nemmeno leggere i bollettini di guerra che arrivano dal resto del paese.


Un'analisi della sconfitta? Perdio, non chiedetela ad uno capace di perdere due volte di fila, e la seconda in modo assai più netto della prima:-)))


PS: questo blog è molto felice che sia andata in Europa Debora Serracchiani , con 144.000 preferenze!!!