martedì, aprile 26, 2016

Una bella giornata con TEDx, a Verona...


Non so voi, ma io…vado matto per i TED TALKS!

Per chi non lo sapesse: si tratta di conferenze, di una durata massima di 18 minuti, in cui persone che hanno qualcosa di interessante da raccontare provano a comunicarlo al prossimo. Si tratta in genere di persone che eccellono nel loro campo di azione: ma in realtà una qualsiasi idea innovativa o curiosa, che apra nuovi orizzonti di pensiero o nuovi punti di vista, può diventare oggetto di una conferenza.
E’ un format americano che riscuote particolare fortuna, ed è collaudato da vent’anni.
Sul sito ted.com potete trovarne oltre 2000. Molti sono sottotitolati, da bravissimi volontari, in una infinità di lingue del mondo (ed ovviamente anche in italiano). Io ne sono avido! Uso ascoltarli con i sottotitoli in inglese, in modo da utilizzarli anche come strumento di apprendimento/consolidamento della lingua.
Un insieme di conferenze, quando sono tenute nello stesso luogo e nello stesso spazio temporale, diventa un “evento TED”. L’evento padre, quello serio, dura anche una settimana, e parteciparvi costa anche un sacco di soldi (ma, se uno li ha, sono ben spesi).
Gli eventi TED hanno generato delle filiazioni in tutto il mondo, con eventi satelliti che si chiamano TEDx (dove la “x” indica che sono eventi “autorizzati” da TED, che ne rispecchiano la filosofia, ma che sono organizzati da una comunità locale”).
Domenica 24 ho assistito al TEDx organizzato dal Team di Verona; evento che si chiama TEDxVerona, ovviamente, ed ormai si svolge da qualche anno. 


Gli organizzatori sono dei giovani “volontari” che lavorano alacremente, da parecchi mesi prima dell’evento, esibendo una professionalità straordinaria sia nella preparazione che nello svolgimento della giornata.
Deciso il “tema” dell’evento, gli organizzatori contattano i possibili relatori, ovviamente, ma soprattutto si occupano delle decine di aspetti che costituiscono la complessità dell’evento: trovare il luogo adatto, predisporlo (immagine dell’evento, aspetti pratici), organizzare la comunicazione, la logistica, immaginare gli inconvenienti e prevenirli o gestirli, documentare l’evento in modo che sia storicizzato in modalità TED, e – mica da ridere – trovare i soldi (tramite biglietti, sponsor e patrocini) per dare gambe a tutto ciò!!!

venerdì, aprile 08, 2016

I robot arrivano, e noi non abbiamo nessun abito mentale da metterci...

La notizia è che Google ha deciso di vendere Boston Dynamics, la società di robotica che aveva comprato lo scorso anno (quando peraltro aveva deciso di cambiare il proprio nome in "Alphabet", anche se poi non ha promosso il nuovo brand e noi tutti continuiamo a chiamarla Google).

Boston Dynamics, che ora potrebbe essere acquistata da Toyota o Amazon per aumentare l'automazione nei propri processi produttivi, è una società che crea robot "pazzeschi" come questi:

La notizia nella notizia, però, è il motivo per il quale Google ha deciso di disfarsi di questa tecnologia verso cui aveva appena manifestato un forte interesse.
Secondo una sorta di Googleleaks, ripresi da un rapporto di Bloomberg, tra i dipendenti di Google serpeggia una sorta di inquietudine profonda, ai limiti dell'avversione, verso questo tipo di macchine che - anche nell'aspetto - sono così smaccatamente progettate per sostituirci.

Ora guardate questo video:

Se anche voi, come me (e non solo), mentre lo guardate, iniziate a pensare:
"ehi, tu...smettila di maltrattare quel robot!!!"...

Se cioè iniziate, come me (e come i dipendenti di Google) a provare compassione per un insieme di hardware e software, solo perchè ha un aspetto vagamente antropomorfico...

Ecco, potete capire perchè in futuro avremo grossi problemi psicologici con i robot (ma non solo per questo: per un'altra colossale quantità di ragioni su cui cercherò di ragionare con altri post).

martedì, aprile 05, 2016

Amleto a Gerusalemme

Questi ragazzi, italiani e palestinesi, sono molto espressivi e hanno voci bellissime.
Marco Paolini rinuncia al ruolo di mattatore. Fa uno, due, tre passi indietro e diventa mentore e maestro.

Ci si emoziona, si viene colpiti a fondo.

Gerusalemme. Una città rifatta mille volte. Dove giapponesi, senegalesi e veronesi recitano la Via Crucis, ognuno a modo suo.
Con il miglior caffè, il miglior ristorante del mondo. E quella vecchina che vendeva i dolci per strada.
Così diceva tua madre, che obbligò la famiglia a tornare a Gerusalemme dagli USA, per paura che l'Occidente corrompesse i suoi figli e suo marito e li portasse alla rovina.
Ma tu non le trovi e non le vedi, queste cose: nemmeno con la droga migliore, comprata alla Porta di Damasco. Niente vecchine, solo megere israeliane che ti urlano addosso.

L'amore dei nostri vecchi è ingannevole.

La dolcezza, il furore. La magia.
Gli 800 km di muro che, per arrivare a vedere il mare, ti costringono a passare per le fogne (pagando).

Il muro, il bianco muro, l'insormontabile muro.

Loro - i ragazzi palestinesi - hanno partecipato a un seminario di teatro a Gerusalemme, con Paolini e Vacis,
Recitando l'Amleto in arabo, e scoprendo che si potrebbe tranquillamente ambientare nella Gerusalemme di oggi. Dove ognuno pensa di avere una verità propria e assoluta, ed altrettanti chiedono soltanto di essere lasciati andare, verso una vita colma di noiosissima normalità.

Loro sono venuti fino a qui, per raccontarci quella storia. Vale la pena di ascoltarli.


sabato, aprile 02, 2016

Maria Giuana: storia di una canzone popolare.

Questo post torna finalmente a casa sua, dopo essere stato migrante, in una nuova versione aggiornata (aprile 2016).

Maria Giuana è una canzone popolare molto cantata nelle osterie e nelle “piole”, ancora oggi (in quelle poche osterie e piole che restano), dai piemontesi di ogni età.
Come tutte le canzoni, ha avuto delle ave e delle nipoti, ha conosciuto contaminazioni e versioni diverse, ha avuto l’onore di essere interpretata, oltre che da orde di piemontesi alticci, anche da grandi interpreti.
Questo testo vuole ripercorrerne la storia, per narrarla in modo più o meno organico e tentare di lasciarne una memoria storica (per quando ce ne sarà bisogno).
Verrà quindi aggiornato ogni volta che verranno raccolte nuove informazioni.
Ultimo aggiornamento: aprile 2016.
AVVISO E RINGRAZIAMENTI
Questo testo nasce da un post (“Maria Giuana”) pubblicato originariamente sul mio vecchio blog nel 2009. Nel 2012 il post viene riaggiornato (“Maria Giuana, il ritorno”) con pubblicazione in piemontese sul sito di Gianni Davico, che ringrazio per la traduzione.
Il post è stato aggiornato nel 2013 e nel 2014 con successive integrazioni, prima di essere completamente rivisto per la pubblicazione su Medium. 
Ad aprile 2016, in coincidenza con la scomparsa di Gianmaria Testa (uno dei migliori interpreti di questa canzone), il post ritorna a casa, sul suo blog di origine.
Per le preziosissime informazioni fornite e per il tempo impiegato nelle ricerche, si ringraziano sentitatamente Walter Pistarini, curatore del blog “Via del campo — Omaggio a Fabrizio De Andrè”, e Dino Tron, fisarmonicista dei Lou Dalfin.
Per la versione veneto/trentina, ringrazio per la segnalazione ed il video Jimi Trotter.
Poichè il testo è di discreta lunghezza, probabilmente è utile disporre di un…
INDICE
LA CANZONE (E I SUOI INTERPRETI ILLUSTRI).
COSTANTINO NIGRA E “ZIA GIOVANNA”.
LE VERSIONI DEL XIX SECOLO.
LE VERSIONI “MODERNE”.
LE VERSIONI DEI LOU DALFIN.
MARIA GIUANA DA ESPORTAZIONE.
MARIA GIUANA E’ ARRIVATA DALLA PERSIA?